Unioni civili, «conquiste» sociali appena «rallentate» dai cattolici

Il 14 gennaio sono state approvate dal Consiglio dei Ministri le norme applicative della legge sulle unioni civili.
Non che ce ne fosse un bisogno urgente; non che fosse proprio indispensabile che Gentiloni, appena sottoposto ad un intervento di angioplastica, si precipitasse in CdM per la necessità di approvare le norme applicative del Decreto legge sulle unioni civili.
Nulla di essenziale, checché ne dica la stampa.
I nuovi provvedimenti nulla hanno aggiunto di indispensabile alla legge emanata il 20 maggio 2016 numero 76 – le norme applicative potevano benissimo essere rimandate di un mese – ma il governo aveva l’esigenza elettorale di coprire gli scandali e la grave situazione economica del Paese dando un altro apporto alla scristianizzazione della società: con le norme applicative il governo ha completato la sostanziale equiparazione della unione civile al matrimonio: essa, che prevede la equiparazione del partner della unione civile al coniuge, in sede di testimonianza nei processi civili o penali solo per il rispetto (puramente formale) dell’art. 29 della Costituzione, non ha definito matrimonio le unioni civili.

Leggi il testo completo dell’articolo di Paola Mescoli Davoli su La Libertà del 21 gennaio

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