Socche: fede, senso civico e lungimiranza pastorale

Il 16 gennaio è stato ricordato nel 70° dell’ingresso in diocesi e nel 51° di morte

Il nostro vissuto storico, anche quello ecclesiale, molte volte si compendia in eventi frettolosi e concisi, senza un loro prolungamento di memoria adeguata, con insegnamenti significativi e duraturi. L’assioma “historia magistra vitae” sembra aver perso, oggi, una sua consistenza. Ci sono, fortunatamente, lodevoli eccezioni. Per la Chiesa locale reggiana, l’episcopato di monsignor Beniamino Socche ha ancora una sua presenza luminosa, con un caratteristico prolungamento nel nostro-essere-vivere la Chiesa locale.
Nasce a Vicenza il 26 aprile 1890. Viene ordinato sacerdote il 20 luglio 1913 dal vescovo Rodolfi. Nella prima guerra mondiale, don Socche, in qualità di caporale maggiore di sanità, è presente nelle prime linee al Monte Tre Croci in Carnia, ad Auronzo nell’alto Comelico, presso le Cime di Lavaredo nell’alto Cadore. Finita la guerra esercita la sua missione di sacerdote e di maestro nella parrocchia di San Pietro in Gù.
Nel 1927 viene trasferito a Marano Vicentino. Nel 1932 diventa arciprete della parrocchia di Arcole; nel 1935 passa da Arcole alla Arcipretura di Valdagno (40.000 abitanti).

Leggi il testo integrale dell’articolo di Giovanni Costi su La Libertà del 23 gennaio

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tomba socche



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