Sinodo 2018: i giovani desiderano una Chiesa «ospitale e formativa»

La sintesi dei lavori nei tre Circoli minori di lingua italiana

Con i giovani, bisogna essere “umili e coraggiosi”. Altrimenti, il Sinodo che la Chiesa universale, per volere di Papa Francesco, ha scelto di dedicare loro rischia di tradursi in “un lungo elenco senza priorità”. È quanto emerge da uno dei tre Circoli minori di lingua italiana, le cui sintesi – insieme a quelli degli altri 11 Circoli minori di lingua inglese, francese, spagnola, tedesca e portoghese – sono state lette in Aula, al termine della terza settimana del Sinodo dei vescovi sui giovani, dedicata all’esame della terza parte dell’Instrumentum laboris. Il 23 ottobre – ha reso noto il prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini – è stato presentato il Documento finale del Sinodo discusso poi nella Congregazione generale. Al termine del Sinodo i 267 padri sinodali hanno consegnato al Papa il Documento finale votato numero per numero e approvato con la maggioranza di due terzi insieme ad una breve “lettera ai giovani”.

“Una più vitale e profonda alleanza tra la Chiesa e le nuove generazioni”.
Ad auspicarla è stato monsignor Vincenzo Paglia, relatore del Circolo minore moderato dal cardinale Angelo De Donatis. L’obiettivo verso cui tendere è quello di una Chiesa “realmente ospitale e formativa, non semplicemente preoccupata della propria struttura istituzionale o della propria utilità funzionale nei confronti della trasmissione della fede”.

“Ogni Chiesa locale è chiamata a trovare la propria narrazione della presenza e dell’azione del Signore, mediante lo Spirito, nel contesto della propria storia e della propria cultura”, la raccomandazione a proposito del “discernimento” e all’insegna del “primato dell’ascolto”. Secondo requisito di una Chiesa all’altezza della sfida posta dalle nuove generazioni: l’amore per i poveri.

“È nella prossimità ai poveri – si legge nella relazione – che i giovani cattolici possono creare un’alleanza con gli altri giovani cristiani, con quelli appartenenti alle altre religioni e anche con chi non crede”. “È un grande compito per questa nuova generazione: solo partendo dai più poveri si può sognare e realizzare un mondo giusto”. In terzo luogo, occorre “elaborare una proposta organica” sul piano della formazione, “per accompagnare le persone in questo percorso di discernimento, nella diversità delle situazioni storiche e culturali locali”.

Continua a leggere l’articolo di Maria Michela Nicolais su La Libertà del 31 ottobre



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