Padre Filippo Ivardi scrive dal Ciad: abbiamo bisogno della vostra preghiera

Da La Libertà del 30 aprile

Padre Filippo Ivardi Ganapini, missionario comboniano la cui famiglia è originaria di Carpineti, svolge la sua missione da qualche anno in Ciad, nel zona subsahariana dell’Africa. Ci ha scritto invitandoci alla preghiera per il popolo ciadiano, in questo periodo di altissima tensione che potrebbe degenerare in una guerra…
Ma cosa succede in Ciad? Il Paese, semidesertico, musulmano, in cui i cristiani sono una esigua minoranza, è all’apparenza poverissimo ma il suo sottosuolo è ricco di petrolio ed oro. è in una posizione geografica strategica: è divenuto negli ultimi anni una potenza militare pronta ad intervenire ovunque (in Mali contro al-Quaida nel Magreb islamico, in Centrafrica per garantire la transizione, in Nigeria ed in Camerun contro Boko Haram) per riportare stabilità nel Sahel devastato da terrorismo jihadista e ribellioni interne. Con l’appoggio di Francia e Stati Uniti, che curano i loro interessi sull’oro ed il petrolio.

Boko Haram fa paura e i controlli sono continui. Alla frontiera con la Nigeria si registrano ogni settimana attentai suicidi. Il Paese è in crisi, la diminuzione del prezzo del petrolio condiziona il bilancio dello Stato. I conti non tornano e il malcontento incalza.
Il presidente Idriss Déby è al potere dal 1990 e lo scorso 10 aprile si sono svolte le elezioni presidenziali. L’opposizione è divisa e Déby, dopo aver tolto dalla Costituzione 12 anni fa il vincolo dei mandati, si avvia verso il 5° incarico consecutivo, perché sembra ci siano stati brogli elettorali.

Filo-Buhari

La tensione aumenta e padre Filippo ci scrive: “Abbiamo davvero bisogno della vostra preghiera e amicizia…. il Paese sta vivendo una tensione crescente in attesa dei risultati elettorali, che dovrebbero uscire in questi giorni. Un attivista dei diritti umani è stato rapito e torturato per aver denunciato brogli elettorali, il presidente della Commissione elettorale si è rifugiato all’ambasciata francese perché si sente minacciato, un gruppo di ribelli ciadiani in Libia ha annunciato alla radio di fare irruzione con una ribellione se il presidente vince ancora le elezioni, il principale oppositore politico è circondato da militari nella sua casa di N’Djamena…
Ci sono militari dappertutto… la nostra gente ha paura… stiamo facendo pressione perché i Vescovi diano un messaggio di nonviolenza e pace al Paese…
Non lasciateci soli, ci affidiamo al Dio della vita. Siamo preoccupati. Che Dio ci dia il coraggio di stare dalla parte del popolo, della verità e della giustizia, in modo nonviolento…
La missione è il solo luogo dove la gente può rifugiarsi in caso di disordini. Grazie a Dio in comunità siamo molto uniti, stavolta la gente in tutto il Paese è pronta a scendere in strada. Attendiamo la dichiarazione dei Vescovi… c’è chi parla di rischio guerra civile… La vostra incessante preghiera ci sostiene nel cammino. Ovviamente in Europa voi non sapete nulla… ma non aspettiamo il sangue per parlare del Ciad! Siamo nelle Sue mani. Un forte abbraccio nel Signore. Filippo”.

Invitiamo tutti a sostenere padre Filippo con la preghiera, per lui, la comunità dei cristiani, tutti i ciadiani, perché non siano travolti dalla devastazione della guerra, perché il bene tocchi il cuore dei responsabili e sia dato spazio alla verità e alla giustizia, per il bene comune e la pace.

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