Madri nascoste

Debutta sul giornale la nuova rubrica “Con cuore di madre” di Elisa Lusetti

“Io, Chiara, ancella di Cristo, pianticella
del beatissimo padre nostro san Francesco, sorella e madre vostra e delle altre sorelle povere […] vi benedico in vita mia e dopo la mia morte, come posso e più di quanto posso, con tutte le benedizioni con
le quali il Padre delle misericordie benedisse e benedirà in cielo e in terra i figli e le figlie, e con le quali
un padre e una madre spirituale benedisse
e benedirà i suoi figli e le sue figlie spirituali”
(dalla Benedizione di santa Chiara)

Ho scelto questo breve estratto della benedizione di santa Chiara per raccontarvi della presenza materna delle sue figlie nella città di Carpi (e non solo, certo, ma io conosco loro). Nel centro di questa bella cittadina infatti è nascosto un vero e proprio gioiello, il monastero delle Sorelle Povere di Santa Chiara, nate, appunto, dalla vocazione di santa Chiara d’Assisi. All’interno vive una piccola comunità claustrale, composta da sette sorelle che portano avanti il carisma di Chiara: annunciare al mondo, con la loro vita, che solo Dio basta. Così, giorno dopo giorno, suor Letizia, suor Silvia, suor Elena, suor Gloria, suor Enrica e suor Teresa, sotto la custodia di madre Riccarda, trascorrono la vita in modo “inutile”, agli occhi del nostro mondo, così frenetico e iperproduttivo, ma così utile agli occhi di Dio: semplicemente amando Lui.

E poiché chi vive ben radicato nel Signore non può che amarne i figli, queste sorelle aprono le porte del monastero per ascoltare chi ha bisogno. Non solo parenti e amici che vengono a salutarle, ma anche, e soprattutto, poveri di ogni tipo che bussano alla loro porta per essere ascoltati e trovare posto nel cuore di qualcuno. I parlatoi sono sempre pieni, perché tantissima gente viene a consegnare la propria vita, tant’è che è praticamente impossibile portare alle clarisse una news, perché loro, immancabilmente, la sanno già!

Nonostante non si muovano praticamente mai dal loro monastero, sono sempre aggiornate e vivono estremamente radicate nella realtà. La sensazione che si ha quando si varca la soglia e ci si chiude alle spalle il pesante portone, è di entrare in un’oasi di pace, lasciando per un attimo fuori il resto del mondo, con le sue corse, le sue fatiche, le sue richieste. E lì si può chiacchierare con una delle sorelle, raccontando di sé, consegnando quello che si ritiene necessario, insomma, confidandosi.

Davvero le sorelle prendono sul serio ognuno di noi, la nostra vita, le nostre fatiche e le nostre gioie, come se fossero loro, anzi ancora di più, come se ognuno di noi fosse loro figlio.

E con la cura e la tenerezza proprie di una madre, accolgono le nostre vite spesso in frantumi, e le portano nel cuore di Dio, l’unico che può non solo rimettere insieme i pezzi, ma soprattutto ridarci la dignità di figli amati.

Invito chi non conosce questa realtà a scoprirla: verrà accolto da un sorriso che mette pace, da un ascolto che ristora, da un abbraccio che cura…come quello di una madre. Abbiamo un disperato bisogno di madri, di donne che si prendano cura degli altri, in particolare dei più fragili, di chi ha bisogno di essere custodito e rialzato, amato semplicemente perché è, non perché fa, di essere benedetto, cioè di avere qualcuno che dica bene di lui.

Questa è la vocazione della donna, di qualunque donna: generare e custodire la vita. Sempre. Questo fanno le sorelle povere di Santa Chiara.

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