Collaborazione e impresa

«Un creatore di opere è sempre, poco o tanto, responsabile di uomini»

Pubblichiamo, perché lo giudichiamo di largo interesse, l’intervento che il vescovo Massimo Camisasca ha tenuto al convegno di imprenditori “Impresa e valori etici nell’era della globalizzazione” organizzato da Ucid e Unindustria e ospitato lo scorso 7 maggio all’auditorium Credem di Reggio Emilia. Le foto in questa pagina sono di Giuseppe Maria Codazzi; le sottolineature al testo sono redazionali.

Parlo a voi con molta umiltà, cioè con il realismo che nasce dalla consapevolezza delle grandi responsabilità che portate e del grande orizzonte nel quale si sviluppa la vostra imprenditorialità. Allo stesso tempo, l’esperienza che ho accumulato sia in ventisette anni fondando e guidando la Fraternità san Carlo, sia in questi sette anni di guida della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, fa sì che il mio desiderio di parlarvi non sia un atto di vanagloria ma, se permettete, un segno di amicizia e di dialogo con voi. L’esperienza di governo che ho vissuto in questi anni, fatte salve le evidenti differenze, può essere paragonata a quelle in cui siete implicati voi.

Ogni realtà ecclesiale, infatti, è una realtà di uomini guidati da altri uomini. Più esattamente è una realtà costituita da uomini mossi da un ideale.
Certo, la vita della Chiesa non è in tutto assimilabile a un’attività imprenditoriale in senso stretto e l’incidenza del fattore economico è senz’altro diversa. Credo tuttavia che si possa guardare ad essa anche dal punto di vista imprenditoriale, traendone alcune indicazioni di cammino che possono essere utili per tutti, almeno come punto di discussione.

Ogni impresa umana nasce da un ideale

Tutte le realtà della storia degli uomini nascono perché una o più persone sono colpite da un ideale. Nella maggior parte dei casi questo ideale – qualunque esso sia, esclusi i progetti diabolici – si presenta, almeno all’inizio, come un ideale di bene e di progresso. Senza un movimento ideale non esiste la possibilità di una suscitazione nuova nella storia del mondo. Da questo punto di vista, ogni impresa rappresenta in un certo senso qualcosa di divino, perché ripercuote nel tempo la generazione originaria del mondo avvenuta per opera di Dio.

Dio ha creato ogni cosa dal nulla, come l’uomo non è in grado di fare. Eppure l’uomo, utilizzando i beni a propria disposizione, è chiamato a partecipare all’opera creatrice di Dio attraverso una suscitazione che interviene su tali beni con il miracolo assolutamente originale della libertà.
Possiamo dire che ogni impresa è il frutto della libertà dell’uomo che, mossa da un ideale, utilizza alcuni beni per il miglioramento della società.

Gli ideali muoiono se non sono alimentati

Le opere che sorgono nella storia sono sempre iniziative di uomini, il più delle volte di uomini singoli che poi, nel tempo, aggregano a sé altre persone. Questo può comportare la vertigine della vanagloria, un male molto pericoloso non solo per la persona, ma anche per l’impresa.
Quando il soggetto che ha fatto sorgere un’impresa non riconosce più i limiti della propria persona e della propria opera, egli fa correre un rischio radicale a se stesso e a quanto ha generato.
A questo proposito, come è importante che colui che ha dato vita a un’impresa sia orgoglioso di ciò che ha fatto, è altrettanto importante egli sappia riconoscere il proprio debito verso altri e, soprattutto, il limite nel tempo della propria operazione. In fondo la grandezza di ogni vero imprenditore consiste nel non ergersi a demiurgo assoluto, ma nel considerarsi creatore assieme ad altri.

Leggi il testo integrale dell’intervento de vescovo Camisasca su La Libertà del 5 giugno

Una risposta su “Collaborazione e impresa”

Sullo sfondo 130 anni di Dottrina sociale della Chiesa, creata e affinata da 7 Papi, con oltre 10 encicliche. Sconosciuta ai laici generalmente, ma anche a molti preti, particolarmente ai più giovani. Ma quante energie spendiamo veramente per farla conoscere?

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