Campanari: tradizione e novità

L’Unione reggiana invita a due «serate aperte» in Cattedrale

Siamo abituati a sentirli all’opera, dall’alto dei campanili di paesi e città, primo fra tutti quello della Cattedrale di Reggio, ma forse non li abbiamo mai visti, mai conosciuti di persona. Sono i campanari che da anni, anzi… da secoli, prestano servizio in occasione di innumerevoli ricorrenze della vita religiosa e civile, riuniti nell’Unione Campanari Reggiani.

Siamo andati ad incontrarli, un mercoledì sera, presso il campanile della chiesa parrocchiale di Villa Bagno (frazione di Reggio Emilia), la loro “sede operativa”. Ad accoglierci è il loro presidente, Matteo Talami: contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, un ragazzo giovane, “solo” 26 anni.
Lo stupore però dura poco, perché poco alla volta arrivano anche altri ragazzi: sono gli allievi della scuola campanaria. L’età media non si alza, anzi, siamo colpiti nel vedere che si tratta per lo più di giovani, fino ai più piccoli, che ancora siedono tra i banchi di scuola delle elementari.

“Ogni mercoledì sera, qui a Bagno oppure in Cattedrale a Reggio, si riunisce la scuola di tiro e trave – ci spiega il presidente – con una buona partecipazione. Ad oggi sono circa sette/otto persone, che hanno iniziato questo percorso a ottobre dello scorso anno. Poi ci sono altri incontri per chi desidera imparare la tecnica di sbacioccata, con altri maestri”. Scopriamo così che le “specializzazioni” all’interno del mondo dei Campanari Reggiani sono tre: i “tiratori”, coloro che fisicamente tirano le corde per muovere le campane (pesanti anche diversi quintali), i “travaroli”, che ne governano il movimento dall’alto delle travature di sostegno, per garantire la metrica delle suonate, e infine i “banchettisti”, veri e propri artisti dell’arte campanaria, che alternano movimenti di mani e piedi per far risuonare i battacchi dei bronzi a scampanìo.

Continua a leggere l’intero articolo su La Libertà del 30 maggio



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