Aborto: diritto o genocidio?

Il ministro della Sanità argentino Ginés González García, in carica dal 10 dicembre 2019 nel governo del presidente Alberto Fernandez, ha detto, prendendo le difese del progetto di legge del suo presidente finalizzato a legalizzare l’aborto: “Qui non siamo davanti a due vite come alcuni dicono”.

“Chiaramente c’è solo una persona, e l’altra è un fenomeno. Se non fosse così, ci troveremmo di fronte al più grande genocidio dell’universo, dal momento che più della metà del mondo civilizzato permette questa cosa”.

Le parole del ministro argentino dicono tutto e per placare l’urlo della coscienza occorre annullare il bambino nel grembo materno.

Ma la verità non tace.
Scrive Papa Francesco: “In questo contesto, non posso non affermare che, se la famiglia è il santuario della vita, il luogo dove la vita è generata e curata, costituisce una lacerante contraddizione il fatto che diventi il luogo dove la vita viene negata e distrutta.

È così grande il valore di una vita umana, ed è così inalienabile il diritto alla vita del bambino innocente che cresce nel seno di sua madre, che in nessun modo è possibile presentare come un diritto sul proprio corpo la possibilità di prendere decisioni nei confronti di tale vita, che è un fine in sé stessa e che non può mai essere oggetto di dominio da parte di un altro essere umano.

La famiglia protegge la vita in ogni sua fase e anche al suo tramonto. Perciò a coloro che operano nelle strutture sanitarie si rammenta l’obbligo morale dell’obiezione di coscienza” (Esortazione apostolica Amoris laetitia, 83).

Gabriele Soliani

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