Pace è «grammatica» della cura

Con le riflessioni di Nicelli il passaggio dal 2020 al 2021

31 dicembre 2020
È stato monsignor Alberto Nicelli a celebrare liturgicamente il passaggio dal 2020 al 2021, tra la Basilica della Madonna della Ghiara e la Cattedrale, tenendo come filo rosso l’affidamento alla Madre di Dio e della Chiesa e la preghiera per il dono della pace. La sera del 31 dicembre, nel tempio mariano cittadino, il Vicario generale non ha taciuto le espressioni udite dalla bocca di molte persone, circa un annus horribilis da archiviare il più in fretta possibile, “un anno caratterizzato innanzitutto da tanti, troppi lutti, da tanta sofferenza, dalla rabbia per un futuro sempre più incerto, dai nostri volti mascherati, dalle restrizioni, dal distanziamento sociale e dalla paura se non dal sospetto che qualcuno o qualcosa potesse contagiarci”. Al punto da domandarsi, ha aggiunto, “se al termine di quest’anno non sarebbe stato meglio sorvolare sulla parola ringraziamento e se non era il caso di pronunciare in modo dimesso il Te Deum che per sua natura è un inno solenne. Mi sono però ricordato che ogni Eucaristia è rendimento di grazie e che la Chiesa non ha mai smesso di celebrare l’Eucaristia nonostante le restrizioni imposte; anzi, mi sono ricordato che proprio l’Eucaristia, diffusa attraverso i mezzi della comunicazione sociale e celebrata ogni giorno da Papa Francesco, dal Vescovo e dai sacerdoti via streaming dalle nostre chiese, ha sostenuto ammalati e sani nel tempo del lockdown facendo sentire la presenza del Signore vivente e della sua Chiesa nelle nostre case”.

Continua a leggere l’editoriale di Edoardo Tincani su La Libertà del 6 gennaio 2021

 

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