A proposito di decani e di centenari

Per decano del clero si intende il sacerdote più antico di ordinazione sacerdotale; spesso il decano è anche il prete più vecchio di età, ma non sempre. è evidente che si diventa decano in età molto avanzata e, di conseguenza, lo si rimane per poco tempo, ma essere decano per un giorno solo, come è accaduto a monsignor Pietro Iotti, è cosa molto rara: rara, ma non unica. Questo si è verificato un’altra volta e precisamente nel 1922: il 23 febbraio di quell’anno, alla morte di don Giacomo Malvolti, gli subentrò come decano del clero il canonico Angelo Pagliai, che però morì il giorno seguente. Ma vediamo di conoscere un po’ meglio questi sacerdoti.

Don Giacomo Malvolti, di Spignana di Pontone, compiuti gli studi al seminario di Marola e ordinato sacerdote il 9 aprile 1859 dal vescovo Pietro Raffaelli, per tutta la vita era stato cappellano, prima per qualche tempo a Santa Caterina e poi sempre a Pontone. Lassù lo trovò il vescovo Eduardo Brettoni nella sua prima visita pastorale al vicariato di Carpineti, avvenuta nel settembre 1920, nei giorni del terribile terremoto che sconquassò l’Appennino; leggiamo dal diario della visita pastorale alla data del 13 settembre: “Ripartiamo (da Pontone) dopo pranzo alle 4 e mezzo circa per la strada che conduce al caseggiato di Spignana, dove vediamo il cappellano, vecchissimo di 89 anni. Buon vecchio e buon prete, ma oramai quasi impotente. Era un tempo abilissimo nel lavorare il legno. Ha fatto per la chiesa tutti i candelieri migliori. Non è più tornato a Reggio dopo la ordinazione sacerdotale (61 anni prima – n.d.a.), né ha mai visto questa città da che è sotto il governo italiano. Vi erano a quei tempi sempre i Duchi di Modena. Non ha mai visto treni!”.

Don Angelo Pagliai invece aveva girato molto di più nella sua lunga vita sacerdotale; era nato a Fiumalbo sull’Appennino modenese, ma la famiglia era di Nigone e aveva compiuto i suoi studi a Riolunato e al seminario di Fiumalbo, per concluderli al seminario di Reggio; ricevuta l’ordinazione sacerdotale dal vescovo Pietro Raffaelli il 5 aprile 1862, era stato per alcuni anni curato prima a Paullo e poi a Castelnovo Monti, poi rettore della piccola parrocchia di Cortogno; nel 1888 era sceso a Correggio con l’incarico di confessore delle monache cappuccine; era poi stato nominato Canonico della Collegiata di San Quirino e custode della chiesa di San Francesco.
A Correggio si spense il 24 febbraio 1922, decano da un giorno.

Per quanto riguarda poi i sacerdoti reggiani che hanno tagliato il traguardo del secolo di vita, ne ho trovati solo 3 (quelli rigorosamente documentati).
Il primato spetta a don Alessandro Calegari, nato a Reggio (parrocchia di San Zenone) il 13 ottobre 1625, ordinato sacerdote il 2 aprile 1650 dal vescovo Paolo Coccapani e morto a Quattro Castella il 19 agosto 1728, all’età di 102 anni e 10 mesi.
In secondo ordine viene monsignor Alberto Aguzzoli, nato a Gavasseto (Reggio) il 9 ottobre 1911 e ordinato sacerdote dal vescovo monsignor Eduardo Brettoni il 12 luglio 1936.
Monsignor Aguzzoli fu dapprima curato a San Martino in Rio, poi, per lunghissimi anni, priore della piccola Carniana sull’Appennino, dove è morto l’11 luglio 2013 all’età di 101 anni e 9 mesi.
Il terzo prete supercentenario è stato il canonico Gaetano Incerti, nato a San Prospero di Correggio il 12 agosto 1919 e ordinato sacerdote dallo stesso monsignor Brettoni il 17 marzo 1945. È spirato a Correggio il 19 novembre 2020, all’età di 101 anni e 3 mesi. Era l’ultimo vivente dei 287 sacerdoti ordinati dal vescovo Brettoni.

Augusto Gambarelli

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