Disabilità: lettera aperta

La seconda ondata del virus è arrivata, lo sapevamo tutti. Speravamo fosse meno potente della prima ed invece no.
È stato un periodo duro, durissimo, per le persone con disabilità e per le loro famiglie rimaste chiuse, confinate in casa.
A partire da maggio le istituzioni e gli enti gestori hanno cercato di ovviare tramite i tutorial via web, con le telefonate o qualche ora di assistenza domiciliare per qualcuno. Cose preziose come un bicchiere d’acqua offerto a un assetato nel deserto, un momento di sollievo non sufficiente però a impedire regressioni, aggressività, insonnia, l’aumento dei farmaci ansiolitici, la dipendenza, la riduzione dell’autonomia.
Alla fine di giugno le persone che frequentavano i centri diurni, i centri socio-occupazionali, i progetti collettivi, hanno ripreso gradualmente a frequentare i servizi socio sanitari, chiaramente non tutti i servizi e le attività ante Covid, ma qualcuno. Tante persone però sono ancora confinate in casa, perché le attività che frequentavano o non hanno mai ripreso o sono state interrotte.

Leggi tutto l’articolo di Innocenza Grillone su La Libertà del 11 novembre 2020

 

 

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