Pandemia e intermittenze del confine

Pubblichiamo di seguito un contributo di Gian Paolo Guaraldi, tratto dal libro “Il segno della pandemia – Effetti psicologici e sociali” (edito da Consulta librieprogetti). La recensione del volume, a firma di Edoardo Tincani, è stata inserita nel numero de La Libertà del 30 settembre scorso. L’immagine che riproduciamo, di Pietro Paganelli, ritrae Atlante che sorregge il mondo ed è pure presa dal libro.
Gian Paolo Guaraldi, nominato “Professore Emerito” il 21 ottobre 2010 dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ha alle spalle una lunghissima carriera di clinico, docente e ricercatore; ha ricoperto la Cattedra di Clinica delle Malattie Nervose e Mentali all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia; ha attivato un Dottorato di Ricerca in Psicobiologia dell’Uomo e ha istituto il Corso di Laurea in Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica.

In questi mesi, molte sono state le parole, tanti i pensieri, troppi gli annunci. Credo di non sbagliare se affermo che tra i vocaboli più pronunciati vi sia “rinascita”, oppure “ripartenza”, sempre comunque accompagnate da abbondanti manciate di “distanziamento” e “congiunti”, senza farci mancare l’immancabile “Quando tutto sarà finito”. Ben lieto di riflettere sul tema introdotto dall’inesauribile Piero Benassi, ho preferito concentrarmi sul presente. Ho infatti osservato che oggigiorno pensiamo, con tutti i buoni auspici del caso e non senza scaramanzia, al nostro futuro. Ci auguriamo che tutto questo incubo finisca, che si possa ripartire davvero, tornare ad abbracciarci, riparare qual che si è rotto, ma pochi si soffermano ad osservare “i cocci”, le macerie che ancora ci circondano. Nella sfida al virus credo sia importante restare con i piedi per terra, hic et nunc, per il domani è presto!

Leggi tutto l’articolo di Gian Paolo Guaraldi su LA Libertà del 21 ottobre 2020

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