Il vescovo Angelo Zambarbieri a 50 anni dalla nascita al cielo

Guastalla: commemorazione sabato 3 ottobre alle 18.30 nella santa Messa presieduta da Camisasca in Concattedrale 

La Direzione de La Libertà ha richiesto alcuni articoli per ricordare l’ultimo vescovo di Guastalla, monsignor Angelo Zambarbieri, nel 50° anniversario della morte. In queste pagine pubblichiamo i testi scritti da Giuseppe Giovanelli, condirettore del Centro Diocesano Studi Storici, e da monsignor Giancarlo Gozzi, che da Zambarbieri ricevette l’ordinazione presbiterale. La commemorazione diocesana sarà inserita nella santa Messa che il vescovo Massimo Camisasca presiederà nella Concattedrale di Guastalla sabato 3 ottobre alle ore 18.30, nella vigilia della festa di san Francesco d’Assisi.

Monsignor Angelo Zambarbieri «Vescovo della Madonna» a Guastalla

Sono passati cinquant’anni dalla morte di monsignor Angelo Zambarbieri, il 15 agosto 1970, in una lontana clinica di Genova. Moriva un vescovo amato che, per la famigliarità dei suoi modi e per il tanto interesse che mostrava nel contattare la gente, aveva conquistato ogni guastallese. E, con la sua morte, appariva evidente che veniva compromessa la sussistenza stessa della piccola diocesi della quale il suo predecessore monsignor Zaffrani, già nel 1936, prospettava l’unificazione a quella di Reggio. Ma il motivo del dolore, raccontavano testimoni come don Giancarlo Bellani, era proprio la scomparsa di una persona amata che aveva preso su di sé i problemi della Chiesa locale, della sua gente, del suo territorio.

Monsignor Angelo Zambarbieri nasce a Pecorara, sulle montagne di Piacenza, il 13 maggio 1913. È il primo di tre fratelli. Dopo di lui Giuseppe (1914-1988) e Alberto (1916-1985). I tre bimbi sono ancora piccoli quando don Orione, trovandosi a Pecorara, è ospite in casa loro. La mamma Dina Politi è dispiaciuta per non aver nulla da offrirgli, ma don Orione la rassicura e le dice una frase inquietante: “Signora, lei mi darà un giorno i suoi tre figli, stia serena”. Poi l’infanzia a Bobbio, dove la famiglia si è trasferita prendendo in affitto il mulino di San Colombano. Quindi l’ingresso di Angelo nel locale seminario, seguito da quello di Giuseppe nel collegio San Giorgio, di don Orione, a Novi Ligure. Perché tutto ciò sia possibile, Alberto rimane ad aiutare il papà Primo nella conduzione del mulino.

Continua a leggere tutto l’articolo di Giuseppe Giovanelli su La Libertà del 30 settembre 2020

 

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