Chiamati a conversione

Lettera aperta della Commissione dell’Emilia-Romagna per la Vita consacrata

Si sono svolti a Marola dal 22 al 26 giugno, presso il Centro di spiritualità della diocesi e nel rispetto delle norme sanitarie, gli annuali esercizi spirituali dei vescovi dell’Emilia-Romagna predicati da padre Franco Mosconi, camaldolese, sul tema “Annunciare oggi il Dio di Gesù Cristo” (si vedano le foto). Al termine ha avuto luogo la riunione della Ceer, Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna, presieduta dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, che ha preso visione e ha approvato una lettera a firma della Commissione regionale per la Vita consacrata, presieduta dal vescovo delegato, monsignor Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini. Il testo “Chiamati a conversione”. Lettera aperta alle Sorelle e ai Fratelli della Vita Consacrata nella nostra Regione è stato inviato alle Comunità e Case Religiose della regione per invitare a una riflessione su come i religiosi, le religiose e le altre persone consacrate hanno vissuto il tempo della pandemia e come questa abbia influito sulla vita interiore, sulle attività di apostolato e sulla vita interna delle comunità, sulla fraternità tra religiosi e sulla testimonianza davanti al mondo. Mettendo in risalto le esperienze di condivisione, le criticità e le prospettive della chiamata in questo tempo di conversione.

Care Sorelle, cari Fratelli,
il nostro pensiero, accompagnato da fraterno affetto, desidera raggiungere le comunità e le persone della Vita Consacrata presenti nella nostra Regione.
A causa degli effetti devastanti della pandemia, stiamo attraversando un tempo di deserto, in un quotidiano aspro e tormentato. Ora vorremmo sostare con ognuna delle vostre comunità per rileggere insieme, in luce di fede, il duro cammino di questo periodo, per cogliere tracce di vita, per raccogliere drammi, travagli, fatiche e pesanti ombre di morte. E per guardare al futuro con uno sguardo illuminato dalla buona notizia del vangelo: che Dio Padre non abbandona mai i suoi figli, soprattutto nell’ora della tempesta e del naufragio.

Leggi il testo integrale della lettera su La Libertà del 27 luglio 2020



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