Monito di Papa Francesco: la preghiera prima di tutto

La centralità della preghiera è stata il motivo conduttore dell’omelia di Papa Francesco nella Messa mattutina di domenica 10 maggio a Santa Marta, commentando il brano del Vangelo di Giovanni (14,1-12) e il passo degli Atti degli Apostoli (6,1-7) in cui si racconta l’elezione dei primi diaconi, tra cui Stefano ”.

E “Pietro, illuminato dallo Spirito Santo, ‘inventò’ i diaconi: sette persone di fede che si prendessero cura del servizio, in modo che quelle persone che avevano ragione di lamentarsi, fossero assistite nei loro bisogni. Pietro prese questa decisioni perché gli apostoli potessero dedicarsi alla preghiera e all’annuncio della Parola”. Il passo si riferisce a quel conflitto nato nei primi tempi della Chiesa, perché i cristiani di origine greca “mormoravano – mormoravano, ha osservato il Papa argutamente, già a quel tempo si faceva questo: si vede che è un’abitudine della Chiesa … – mormoravano perché le loro vedove, i loro orfani non erano ben custoditi; gli apostoli non avevano tempo

 

Il Vangelo di Giovanni “è la dichiarazione dell’accesso al Padre. Il Padre sempre è stato presente nella vita di Gesù, e Gesù diceva che il Padre ha cura di noi e delle sue creature. E quando i discepoli gli chiesero di imparare a pregare, ha insegnato loro il Padre nostro. “Gesù va sempre al Padre e in questo passo è come se aprisse le porte della onnipotenza della preghiera, perché dice: Io sono con il Padre: voi chiedete e io farò tutto. Ma perché il Padre lo farà con me.

Bergoglio ha poi esaltato la fiducia in Dio che è capace di fare tutto; e il coraggio di pregare, perché per pregare ci vuole coraggio. E’ un atto che esige lo stesso coraggio, la stessa franchezza che servono per predicare. Pregare con poco coraggio è una mancanza di rispetto.

Il Santo Padre ha poi focalizzato “La preghiera del vescovo, il primo compito: pregare. E il popolo, vedendo il vescovo pregare, impara a pregare. Perché lo Spirito Santo ci insegna che è Dio che ‘fa la cosa’. Noi facciamo un pochettino, ma è Lui che ‘fa le cose’ della Chiesa; e la preghiera è quella che porta avanti la Chiesa. E per questo i vescovi devono andare avanti con la preghiera”.

“Questo – ha proseguito Bergoglio – è il compito del vescovo: pregare e predicare. Con questa forza che abbiamo sentito nel Vangelo: il vescovo è il primo che va dal Padre, con la fiducia che ha dato Gesù, con il coraggio, con la parresìa (cioè, libertà di parola, schiettezza, franchezza), a lottare per il suo popolo. Il primo compito di un vescovo è pregare”. Il Papa ha poi ricordato al riguardo un sacerdote, un santo parroco, buono, che quando incontrava un vescovo faceva sempre la stessa domanda: ma eccellenza, quante ore al giorno lei prega?; e diceva: il primo compito è pregare, perché è la preghiera del capo della comunità per la comunità, l’intercessione al Padre perché custodisca il popolo.

“È triste – ha concluso l’omelia Papa Francesco – vedere bravi vescovi, bravi, gente buona, ma indaffarati in tante cose, l’economia, e questo e quell’altro e quell’altro … La preghiera al primo posto. Poi, le altre cose. Ma quando le altre cose tolgono spazio alla preghiera, qualcosa non funziona. E la preghiera è forte. Gesù lo ha detto: Io vado dal Padre, e qualunque cosa chiederete nel mio nome al Padre, la farò, perché il Padre sia glorificato”. Così va avanti la Chiesa, con la preghiera, il coraggio della preghiera, perché la Chiesa sa che senza questo accesso al Padre non può sopravvivere.

Il Papa aveva introdotto la celebrazione eucaristica ricordando il 75° della fine della seconda guerra mondiale (8 maggio 1945) e il 70° (9 maggio 1950) della dichiarazione di Robert Schuman – fondatore dell’Europa assieme ai cattolici Alcide de Gasperi e Konrad Adenauer – con cui aveva avuto inizio l’Unione Europea; “Chiediamo al Signore per l’Europa, oggi, che cresca unita, in questa unità di fratellanza che fa crescere tutti i popoli nell’unità nella diversità”.

gar



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