Il rapporto tra il vedere e il credere

L’omelia del Vescovo nella Domenica della Divina Misericordia 

Pubblichiamo di seguito l’omelia pronunciata dal vescovo Massimo nella santa Messa mattutina del 19 aprile, Domenica in albis, festa della Divina Misericordia. Le foto in questa pagina sono di Giuseppe Maria Codazzi.

Cari fratelli e sorelle,
buona domenica! Questa è la seconda domenica di Pasqua: un giorno di gioia, di particolare gratitudine al Signore per il dono della sua Misericordia. Non dobbiamo mai dimenticare che san Giovanni Paolo II ha istituito in questa domenica la festa della Divina Misericordia.
Nella parola misericordia si raccoglie tutta quanta la realtà della vita cristiana. Sant’Agostino ha scritto – in un’etimologia probabilmente da lui inventata – che Misericordia deriva da miseris-cor-dat: egli dà il suo cuore, cioè sé stesso, ai miseri, a noi che siamo i suoi poveri. Dunque nella parola misericordia è raccolta la vita, la passione, la morte e la resurrezione di Gesù.

La liturgia di oggi è tutta incentrata su un tema molto evidente – basta leggere con attenzione le letture. Si tratta del tema del “vedere” e del “non vedere”. È una questione fondamentale perché la nostra fede non si basi su fantasie o su miti. Ma che cosa possiamo dire allora del rapporto tra il “vedere” e il “credere”? Per credere occorre vedere o aver visto, oppure no? Esaminiamo con un po’ di attenzione alcuni passaggi delle letture di questa messa per rispondere a questa domanda.

Leggi il testo integrale dell’omelia su La Libertà del 29 aprile 2020

 



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