Dialogo salvifico tra Dio e l’uomo, nell’eterno e nel tempo: la Liturgia

Continua l’approfondimento che La Libertà dedica alla Lettera pastorale del vescovo Massimo sulla Liturgia. Questa settimana pubblichiamo il contributo di don Matteo Bondavalli, direttore dell’Ufficio Liturgico della nostra Diocesi e componente del gruppo di redazione della rivista “Celebrare Cantando”.

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“L’azione liturgica riveste una forma più nobile quando è celebrata in canto, con i ministri di ogni grado che svolgono il proprio ufficio, e con la partecipazione del popolo. In questa forma di celebrazione, infatti, la preghiera acquista un’espressione più gioiosa, il mistero della sacra Liturgia e la sua natura gerarchica e comunitaria vengono manifestati più chiaramente, l’unità dei cuori è resa più profonda dall’unità delle voci, gli animi si innalzano più facilmente alle cose celesti per mezzo dello splendore delle cose sacre, e tutta la celebrazione prefigura più chiaramente la liturgia che si svolge nella Gerusalemme celeste. Perciò i pastori di anime si sforzino in ogni modo di realizzare questa forma di celebrazione; anzi, sappiano convenientemente applicare, anche alle celebrazioni senza canto, cui il popolo partecipa, la distribuzione degli uffici e delle parti, propria dell’azione liturgica celebrata in canto, curando soprattutto che vi siano i ministri necessari e idonei e sia favorita la partecipazione attiva dei fedeli” (Musicam Sacram 5).

Tra le tante responsabilità che un pastore è chiamato a portare, così come abbiamo potuto leggere nel testo citato, si delinea quella riguardante la partecipazione alla e nella Liturgia. Citando la “liturgia che si svolge nella Gerusalemme celeste” viene indicata la meta del nostro cammino di fede che, grazie ai riti liturgici, in modo simbolico siamo già da ora chiamati a vivere con quegli atteggiamenti citati dal Concilio Vaticano II e che spesso vengono richiamati: partecipazione “piena, attiva e consapevole” (Cfr. Sacrosanctum Concilium). Le visite pastorali che il vescovo Massimo sta svolgendo nelle varie realtà della nostra Diocesi hanno contribuito sicuramente in modo sostanziale alla formulazione di questo insegnamento che monsignor Camisasca, con la Solennità del Natale dell’anno corso, ha voluto offrire alla nostra Chiesa. Un insegnamento denso, maturato nei tanti anni in cui il nostro Vescovo ha accompagnato al sacerdozio decine di giovani e che, come si evince già dalle prime pagine, racchiude il desiderio che i fedeli, vivendo la liturgia, possano partecipare a quel dialogo d’amore che da sempre avviene nel cuore della Santissima Trinità.

Continua a leggere il testo integrale dell’articolo di don Matteo Bondavalli su La Libertà del 15 aprile 2020

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