Famiglie con persone con disabilità in questa emergenza: due proposte

Dopo un mese di residenza forzata, le persone con disabilità (specie se intellettiva) sono disorientate. Smarrite perché sono sparite di punto in bianco tutte le relazioni e i punti di riferimento. Se nel primo periodo, dopo un istante di disorientamento si sono adeguate al ritmo casalingo, potendo contare sull’attenzione continua dei genitori, adesso stanno attraversando un momento di disorientamento che diventa via via sempre maggiore anche perché le loro famiglie sono molto provate dalla stanchezza fisica e psicologica.
Stanchezza fisica perché per tener tranquilla una persona disorientata e ansiosa occorre tenerla impegnata continuamente. Immaginate cosa significa per le famiglie monogenitoriali o quelle in cui solo un genitore è capace di occuparsi della persona con disabilità.
Stanchezza psicologica infine perché a chi chiede in continuazione: “poi cosa facciamo?”, “Andiamo in gita?”, “Mi porti al ristorante?”, “Voglio vedere gli amici”, si può rispondere solo “adesso non si può, poi faremo una bella festa, te lo prometto”.
Sapendo con certezza che questo non avverrà in tempi brevi e sperando che almeno gradualmente questa situazione venga alleviata perché non si è assolutamente in grado di reggere la situazione ancora per uno, due, tre mesi.
Il 3 aprile è passato, è passata anche Pasqua e poi? Nessuno lo sa.
Dipende da come evolve la pandemia.

Continua a leggere tutto l’articolo di Innocenza Grillone, presidente Fondazione Durante e Dopo di Noi Reggio Emilia, su La Libertà del 15 aprile 2020 

 

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