La commozione di Gesù

L’omelia del Vescovo nella quinta domenica di Quaresima

Pubblichiamo l’omelia pronunciata dal vescovo Massimo nella Messa di domenica 29 marzo, quinta di Quaresima. La trascrizione non è sata rivista dall’autore. Le foto in questa pagina sono di Giuseppe Maria Codazzi.

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Cari fratelli e sorelle,
rendiamo grazie a Dio che ci concede attraverso questa liturgia, e in particolare attraverso la pagina di Vangelo che abbiamo ora ascoltato (Gv 11,1-45), di entrare negli avvenimenti che stiamo vivendo. La vita di Gesù, infatti, parla a ciascuno di noi per illuminare dall’interno ciò che viviamo. E così ci aiuta a comprendere ciò che ci è accaduto, a ciascuno di noi e a tutto il mondo, in queste settimane. Il racconto del risuscitamento di Lazzaro è una pagina di Vangelo molto profonda, sapientemente scritta e costruita, e anche molto complessa. Cerchiamo di coglierne almeno qualche tratto essenziale.

Vorrei partire dalla triplice commozione di Gesù. In nessun altro momento della vita di Gesù troviamo delle espressioni simili: egli pianse e si commosse profondamente. I verbi greci sono straordinari nel descrivere questo movimento profondo, intimo, drammatico, del cuore di Cristo. Cuore di uomo, cuore di Dio. Quali sono le ragioni di questa commozione così profonda, capace di scuotere il cuore del Figlio di Dio e perciò il cuore di Dio stesso?

Leggi il testo integrale dell’omelia del vescovo Camisasca su La Libertà dell’8 aprile



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