QuaresimArte

Dalla rubrica QuaresimArtea cura di Agnese Menozzi  su La Libertà dell’1 aprile 

Libera interpretazione dell’opera Visione triste di Giuseppe Mentessi

L’opera di Mentessi non raffigura l’episodio della resurrezione di Lazzaro e non vuole neppure essere una rappresentazione religiosa. Il dipinto, infatti, parla di proletariato e di miseria contadina, ma molti sono gli spunti simbolici, oltre che iconografici, che possono farlo accostare ad alcuni passi del brano evangelico. In particolare, il pianto e il turbamento di Gesù di fronte alla morte del suo amico e il suo definitivo gesto d’amore per salvarlo e donargli nuova vita. Gesù mostra tutta la sua umanità nel sapere Lazzaro morto, soffre con le sue sorelle. Il suo affetto per questa famiglia è così grande da commuoverlo, da farlo scoppiare in lacrime alla notizia di questa perdita. Gesù comprende e vive in prima persona come la malattia e la morte possano riuscire a oscurare la vita, come la sofferenza patita nell’amore possa diventare una pietra, un macigno che schiaccia e soffoca.
Una visione ben rappresentata dagli uomini riversi a terra nel dipinto: uomini oppressi, disperati, sfiniti.

Gesù ama al punto da piangere e turbarsi davanti alla morte ma non solo. Ama al punto da decidere di donare la propria vita per dare la vita a Lazzaro e questo suo gesto lo condannerà a morte certa (“Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo” Gv 11,43). Osserviamo i due personaggi al centro del dipinto, la donna con la croce e il neonato: ben sintetizzano questo passaggio.
Possiamo vedere in lei Gesù che abbraccia e conforta un Lazzaro neo-nato (o per meglio dire ri-nato come nuova creatura), sembra rassicurarlo ma nella piena consapevolezza di ciò che lo attende: la salita verso il monte Golgota e la sua crocifissione.

Ma una luce rosata proviene dalla cima di quel monte, ad indicare l’alba di una nuova ed eterna resurrezione, a ricordare che la morte non avrà l’ultima parola sull’amore ma che, attraverso l’amore, la morte può essere sconfitta.
La visione, dunque, è certamente triste ma l’orizzonte è pieno di speranza.

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