Monsignor Gibertini ci ha lasciati: il vescovo Massimo scrive alla Diocesi

Pubblichiamo la lettera scritta dal vescovo Massimo Camisasca dopo la morte di monsignor Paolo Giovanni Gibertini OSB vescovo emerito.

Cari fedeli della Chiesa di Reggio Emilia – Guastalla,

cari presbiteri, diaconi, religiosi e consacrati,

cari fratelli e sorelle della nostra terra reggiana,

monsignor Paolo Gibertini ci ha lasciati nella notte di venerdì 3 aprile, nel silenzio di questi giorni così drammatici e strani, un silenzio benedettino. Le circostanze della sua morte rivelano il senso profondo della sua vita: ci lascia a 98 anni, come una quercia che ha affondato molto in profondità le sue radici e ha potuto donare largamente i suoi frutti per tante stagioni e attraversare tanti momenti diversi, alcuni dei quali non facili. Il radicamento nelle profondità del terreno della Chiesa ha voluto dire per monsignor Gibertini innanzitutto la preghiera liturgica, cui lo aveva educato la vita monastica fin dal suo giovanissimo ingresso nel monastero di San Giovanni Evangelista a Parma; la Liturgia delle Ore che non ha mai lasciato fino agli ultimi giorni e che costituiva il pane della sua giornata e la fonte dei suoi pensieri. La nostra Chiesa deve a lui questa paternità liturgica che ha ispirato, come nota sotterranea, il suo episcopato.

Successore di monsignor Gilberto Baroni, ha ereditato il peso di un compito gravoso e certamente nuovo per lui, che pure era stato antecedentemente abate benedettino e vescovo della Diocesi di Ales-Terralba in Sardegna. 

L’amore per la liturgia lo ha portato all’amore per la bellezza. Ha amato profondamente i suoi collaboratori, i presbiteri, i diaconi, la vita religiosa da cui proveniva, la vita consacrata. Il suo episcopato è stato caratterizzato dall’insistenza sul tema: “cercare Dio nell’esistenza”. QuaerereDeum era il suo motto episcopale e anche il contenuto di una sua Lettera Pastorale, nella quale emergeva la sua preoccupazione affinché la vita attiva dei reggiani fosse innervata da uno stile contemplativo.

L’ho incontrato la prima volta all’inizio del mio episcopato, il giorno del mio ingresso in Diocesi, pranzando con lui alla Casa della Carità di Montecchio. E poi altre volte, nello stesso luogo, sempre seduto al suo tavolino di preghiera, mostrandomi che il suo ministero episcopale si svolgeva ora in quel modo. Il Signore certamente lo ricompenserà per tutto il bene che ha seminato e delle prove che ha attraversato.

 

 

+ Massimo Camisasca

Vescovo di Reggio Emilia-Guastalla

Scarica il testo della lettera 

 

 

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