Comunione e Liberazione, Fraternità

A tu per tu, questa settimana, con Andrea Ferrari, responsabile diocesano della fraternità di Comunione e Liberazione (CL).

     Andrea, cos’è una fraternità di CL?
Ricordando in breve, nasce il Movimento nel 1954 con don Luigi Giussani, si chiamava Gioventù Studentesca: erano studenti i ragazzi e lui il professore. Nel 1969 si chiamerà CL e si dirà già Fraternità, poi nel 1982, con Giovanni Paolo II, il Movimento sarà riconosciuto dalla Chiesa e don Giussani ne sarà il responsabile finché alla sua morte gli succederà don Julián Carrón, ancora in carica. Una fraternità è un gruppo di laici che vive la fede. I punti chiave e fondanti sono tre: la Scuola di comunità; la caritativa; il fondo comune.

     Perché “scuola”? Spiega
È nato come “raggio”, questo momento, in cui settimanalmente i ragazzi e don Giussani si incontravano e condividevano ciò che stava a cuore o interpellava. Era un dialogo e alla fine lui faceva una sintesi. Scuola perché è un lavoro, un lavoro di crescita per cercare Cristo. Adesso i gruppi sono tanti, anche solo a Reggio sono 15, ci si confronta con un testo o di don Giussani o di Carrón, ma anche del Papa, poi si racconta la propria esperienza ed infine c’è sempre il responsabile di quel gruppo che fa una sintesi. “Chi guida la Scuola di comunità dovrebbe essere la polla sorgiva di questo momento come avvenimento, e con discrezione dovrebbe riconoscere che ciò che si legge ‘giudica’ innanzitutto lui, altrimenti fa passare solo i suoi pensieri e abitua gli altri a fare altrettanto” (don Giussani, 1992).

     Si tratta di un’ora alla settimana?
È chiaro che non può ridursi tutto a quell’ora settimanale, c’è un lavoro personale, quotidiano, per arrivare a questo appuntamento e poter condividere ciò che ho vissuto nei giorni precedenti. Ci si abitua a questo metodo, anche perché non funziona “da solo” pur essendo personale, è sempre in condivisione con altri.
Aiuta molto ad avere un modo di affrontare la vita, la realtà, perché non è un discorso la vita. Per me è sempre una sorpresa ascoltare come alcuni raccontano di sé. Una volta al mese ci colleghiamo in video conferenza con don Carrón che alcuni anni fa ha accolto la nostra richiesta di “farci vedere” come lui fa Scuola di comunità col suo gruppo.

Leggi il resto dell’articolo di Fabiana Guerra su La Libertà del 5 febbraio



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