Husserl, il bambino. La genesi del sentire e del conoscere l’altro

Sabato 9 novembre, presso la sede del CIRF (Centro Italiano di Ricerche Fenomenologiche), in via dei Serpenti 100, è stato presentato il libro “E. Husserl, Il bambino. La genesi del sentire e del conoscere l’altro”, testo a fronte. Traduzione, introduzione, analisi a cura di A. Ales Bello, Fattore Umano Edizioni, Roma 2019. Si tratta di un testo in parte inedito di Husserl, scritto tre anni prima della morte. E quando ci si confronta con autori come Husserl il convivio filosofico non può non coinvolgere molte personalità di spicco del panorama filosofico e psicanalitico italiano e internazionale.

In questa occasione erano presenti, tra gli altri, Gabriella Baptist, Italo Gionangeli, Nicoletta Ghigi e Filippo Ferro, intervenuti tutti su Il bambino e il mondo circostante. Un’analisi husserliana, dopo l’introduzione dei lavori da parte di Luigi Aversa. Come è noto ai lettori de La Libertà per altri articoli di questo tipo apparsi nella pagina culturale, la professoressa Angela Ales Bello è presidente e fondatrice del CIRF, della Società Internazionale di Fenomenologia della Religione, del Centro Italiano di Ricerche Fenomenologiche e del Centro Studi Edith Stein, nonché professore emerito di Filosofia contemporanea alla Pontificia Università Lateranense. Stavolta Ales Bello propone alla nostra attenzione un Husserl insolito, ma sempre attento alla descrizione di ciò che si manifesta nell’esperienza e, in questo caso si rivolge allo sviluppo del “bambino” regredendo fino alla vita intrauterina del bambino, risalendo per gradi fino alla “prima radice” del riconoscimento degli altri che vivono con lui/lei.

Sicuramente rifacendosi alla sua esperienza di padre e nonno, Husserl la lega ai Grenzprobleme, quei ‘problemi’ “di confine” perché riguardano le domande ultime sull’uomo: la nascita, la morte, il sonno, il destino… Voglio condividere con i lettori de La Libertà gli interventi più significativi di questo dibattito perché consentono di cogliere una questione molto importante e indissolubilmente intrecciata con il pensiero religioso circa “le cose prime e ultime” e la visione del mondo che a questo “pensare” è collegata.

Inizialmente, la professoressa Gabriella Baptist ha messo in evidenza l’importanza che nel libro riveste il rapporto tra il bambino e il mondo circostante. Come si può notare, il primo atto del bambino è che lui stesso configura la madre, la “prima madre” che, nella prospettiva del bambino, a sua volta arreda, configura e riempie il suo spazio, guardandolo, parlandogli, muovendosi tra lui e le cose in un fisiologico triangolo occhi-bocca-parola. Il corpo della madre (Körper, inizialmente oggetto come altri) è subito costituito/intuito (in-consapevolmente) come Leib (corpo vivente) pertanto: non occhio soltanto, ma sguardo amorevole. Qui affiora la “prima entropatia”: l’io è già costituito in questa distinzione tra corpo del bambino e quello della madre; soprattutto le mani della madre che culla e abbraccia che sono per il bambino il suo “primo mondo”.

Continua a leggere tutto l’articolo di Grazia Lanzara su La Libertà dell’8 gennaio

 

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