Teologia e spiritualità nell’inno “Ave Maris Stella”

La stesura dell’inno mariano Ave maris stella viene attribuita a Venanzio Fortunato (530-607 ca.), vescovo di Poitiers, poeta di grande fama e autore tra l’altro degli inni notissimi Pange lingua gloriosi lauream certaminis e Vexilla Regis prodeunt.

L’inno si compone di sette quartine. Il saluto iniziale evoca quello dell’arcangelo Gabriele, al momento dell’annuncio a Maria. Seguono, nelle strofette, le richieste di preghiera all’indirizzo della Vergine-Madre di Dio culminanti, alla fine, in una dossologia di lode alla gloria della Santa Trinità.

L’Ave maris stella, come tutti i testi letterari e poetici, ha due tipi di frequentatori: quello immediato di chi materialmente lo frequenta, o lo canta, e quello di chi si misura sul testo, aprendosi a molteplici significati, attraverso l’implicazione personale e comunitaria, entrando geneticamente all’interno della struttura narrativa, diventandone una voce, attraverso l’immaginazione e la soggettività creatrice.

Nel caso ci troviamo dinanzi ad una fruizione attiva e ispiratrice. Un testo infatti non è chiuso in se 

stesso e nella sua fisicità; consiste e vive nell’essere letto, perché diventa diverso per ogni lettore. Lo 

stesso lettore riconosce che rileggere un testo, o cantarlo, diventa ogni volta diverso, carico di tutto ciò che tra una lettura e l’altra è passato su quel libro, nella storia umana e dentro al lettore stesso. Il rileggere è più intenso e luminoso del leggere.

È questo un primo approccio di studio e di confronto con l’inno mariano, accostandolo attraverso diverse dimensioni di comprensione: collettiva, liturgico-assembleare; individuale, meditativo-monastica; spirituale, devozionale-popolare; culturale, storico-etnografica.

Su quest’ultima dimensione emerge l’influsso della cultura letteraria dei trovatori e trovieri, nelle regioni della Spagna orientale e nella Gallia provenzale. A partire dal secolo IX del Medioevo infatti si riscontrano prose ritmiche, testi poetici e liturgici, con nuove intonazioni melodiche, creati da clerici vagantes, goliardi, trovatori e trovieri. In molti casi le strutture linguistiche e musicali dei testi poetici si intersecano e si integrano tra loro. I canzonieri di tali composizioni si trovano conservati in Francia, in Inghilterra e anche in Italia.

Il contenuto dei testi è in genere molto simile; i principali sono la natura primaverile e l’amore; quest’ultimo nella dimensione dell’amore platonico, idealizzato nella figura della donna, attraverso la poesia “cortese”, che proclama il “mito” della donna (l’eterno femminino) come apertura alla vita sociale e religiosa, ed inoltre il costume cavalleresco ed eroico, ben presente nell’epoca delle Crociate.

Tali ricchezze culturali e societarie hanno spinto la spiritualità monastica a una nuova configurazione della figura e della personalità di Maria di Nazaret.

L’ “ideale femminino”, presente nell’islam ispanico e nella cultura delle lingue d’oïl e d’oc della Provenza, attraverso un loro influsso sulla pietà-religiosità popolare cristiana, si incentra anche su Maria, madre di Gesù, con Inni, Cantici, Antifone …

Continua a leggere tutto l’articolo di Giovanni Costi su La Libertà del 4 dicembre



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