Medici tra paziente e budget

Sabato 9 novembre presso l’Ordine dei Medici si è svolto il convegno organizzato dai Medici cattolici dal titolo “Il medico tra innovazioni scientifiche, budget, normative ed etica professionale. è davvero possibile una medicina della persona?”.
Il dottor Fausto Nicolini, direttore dell’AUSL –IRCCS di Reggio Emilia, si è proposto di illustrarci come possa essere possibile un’armonizzazione tra risorse finanziarie, nuove tecnologie, ricerca scientifica ed esigenze etiche nell’ottica del giuramento di Ippocrate. Negli ultimi due decenni infatti da un lato è emersa la necessità da parte del mondo politico di monitorare e ridurre la spesa sanitaria attraverso concetti prima d’ora sconosciuti quali “sostenibilità”, “sprechi”, “costi standard”, dall’altro si sono fatti avanti delle nuove proposte di cambiamento verso nuove forme di universalismo, welfare sociale , assicurazione. Inoltre la popolazione italiana va incontro ad un progressivo invecchiamento che comporta un netto incremento delle disabilità , delle patologie croniche, di comorbidità e quindi del consumo sanitario e necessità assistenziali oltre che mediche.

La medicina stessa è andata incontro a diversi cambiamenti con l’introduzione di nuovi farmaci tra i quali i farmaci ad alto costo nell’ambito delle malattie rare, neurologico, reumatologico, oncoematologici, l’acquisizione di nuove tecnologie pensiamo all’utilizzo massiccio di TAC, RM magnetiche, PET, tecniche laboratoristiche come la biologia molecolare, pcr, genetica. Il paziente stesso è cambiato: naviga su internet, conosce spesso i nomi di terapie innovative anche prima che il medico effettivamente le utilizzi nella pratica clinica, è nato il contenzioso medico-legale, entità sconosciuta fino a 30 anni fa. Vi è stata una medicalizzazione anche dei pazienti sani, se pensiamo alla diffusione di massa di farmaci antipertensivi, anti ipercolesterolemici, antiosteoporotici, integratori. In sostanza da un lato le spese crescono e dall’altro lo Stato tende a ridurre la spesa sanitaria; pensiamo che nel 2010 la spesa sanitaria italiana rappresentava il 7,3% del Pil, oggi è il 6,4%, e l’OMS ha indicato il 6,5% come il valore soglia al di sotto del quale si ci può attendere una riduzione dell’aspettativa di vita.

Leggi tutto l’articolo di Elena Rivolti su La Libertà del 27 novembre

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