L’amicizia ai tempi di Whatsapp

Cambio telefono mediamente ogni anno, non per vezzo ma per necessità. Il mio cellulare è sempre connesso con il mondo e con un lungo elenco di contatti con cui, nel tempo, si è affinato molto il confine tra lavoro e tempo libero, conoscenza e amicizia.
La vita con me è stata molto generosa, e non è un modo di dire per raccogliere l’indulgenza di qualche lettore, lo penso davvero! La mia famiglia mi ha dato la possibilità di scegliere: scegliere che scuole frequentare, scegliere dove vivere e che lavoro fare. E la mia vita e i miei amici sono il risultato di queste scelte. Che il mio telefono mi ricorda continuamente. Che straordinaria invenzione Whatsapp.

Erano i primi mesi del 2014.
Mi trovavo in Sicilia, a Catania. In pausa pranzo ne avevo approfittato per uscire a passeggiare tra gli splendidi viali vicino all’Università, punteggiati di agrumi accarezzati dal tiepido sole di febbraio. Il suono dell’aggeggio infernale mi richiama alla realtà e il senso del dovere mi impone di rispondere, pur non riconoscendo il numero. Dall’altra parte sento una voce familiare e comincio a cercare nei file della mia memoria. Sono passati più di trent’anni, ma quella voce gioiosa e scanzonata è assolutamente inconfondibile. Francesca sedeva nel banco davanti al mio. Aveva una lunga treccia di capelli biondi che in cinque anni di liceo non ricordo di aver mai visto sciolti. Sta contattando tutti gli ex compagni di classe e ha costituito un “gruppo virtuale” su Whatsapp in cui ritrovarci. 

Continua a leggere tutto l’articolo di Valeria Braglia su “La Libertà” del 30 Ottobre

 

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