Un Vangelo fruibile da tutti i musulmani

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Terza e ultima parte dello studio elaborato da padre Borrmans

Pubblichiamo la terza parte dell’articolo del nostro collaboratore sullo studio di padre Maurice Borrmans, cofondatore e docente emerito del P.I.S.A.I. (la prima parte è stata pubblicata su La Libertà del 17 luglio, la seconda l’11 settembre). Ricordiamo ai lettori interessati che presso la sede de La Libertà (via Vittorio Veneto 8/a – Reggio Emilia) è disponibile la raccolta degli articoli di Alfredo sulla conoscenza della cultura islamica pubblicati dal giornale negli anni 2017 e 2018.

Per meglio riassumere tutto quello che viene evocato, può essere utile capire ciò che diceva il chirurgo egiziano Kamil Husayn (1901-1977) nel suo libro, al-Wadi l-muqaddas, La Val Saint (La Valle Santa) scritto poco tempo prima di morire: “Se ti annoveri fra quelli che sono spinti al bene dal timore di Dio e quello della Sua giustizia, fondata sugli ingiusti ed i peccatori, se tu sei nel novero di quelli che il pensiero di Dio è conoscenza di tutto quello che è compiuto apertamente o di nascosto, ritieni sulla china del male, dato che sei con Mosè, qualunque sia la religione che tu professi. Se ti senti al fondo di te stesso, come chiamato al bene dal tuo amore per Dio e dal tuo amore per gli uomini che Dio ama, se tu pensi che il fatto d’evitare gli uomini è un crimine contro Dio (Shirk) nella Sua unicità, perché Dio li ama come Egli ti ama, se tu pensi che perdi il tuo amore per Dio, quando tu nuoci ai Suoi amici che sono tutti gli uomini, allora tu sei con Gesù, qualunque sia la religione che professi. Se ti conti fra coloro che spinge al bene la speranza che essi ripongono in Dio, il desiderio di una ricompensa più abbondante e di delizie che non passano, se tu aspiri alla prossimità di Dio che ti garantisca la felicità eterna, allora tu sei con l’Islam, qualunque sia la religione che professi”.

E più avanti egli aggiunge: “L’ideale per i musulmani è l’anima pacificata. L’ideale per i cristiani è l’anima amante. L’ideale per i discepoli di Mosè è l’anima in stato di giustizia. E l’ideale per i buddisti sarà forse l’anima liberata?”. Chi non vede che queste riflessioni aprono larghe prospettive di dialogo spirituale fra credenti sinceri che sono sensibili ai valori evangelici?

Essere per essi un «quinto» vangelo vivente

Poiché i Musulmani sanno che esiste un Vangelo e intravedono più o meno bene quale può essere il suo contenuto, poiché essi pensano che esso è scomparso e che i quattro vangeli canonici dei Cristiani sono falsificati, poiché essi “venerano Gesù come profeta, anche se non lo riconoscono come Dio, ed onorano Sua Madre virginale”, sanno che Egli partecipa misteriosamente della “Parola” e dello “Spirito” di Dio, i Cristiani non potranno vivere e conversare con essi senza giustamente dividere con essi alcune delle ricchezze delle quali essi sono gratuitamente beneficiari della loro vocazione battesimale. Il Decreto Ad Gentes rammenta loro che, “dovunque essi vivono, sono tenuti a manifestare in tale maniera, con l’esempio della loro vita e la testimonianza della loro parola, l’uomo nuovo che essi hanno rivestito grazie al battesimo ed alla forza dello Spirito Santo che li fortifica per mezzo della confermazione, che gli altri considerino le loro opere buone, glorificando il Padre e percependo più pienamente il senso autentico ed il legame universale della comunione degli uomini” (numero 11). Per questo, essi debbono “conoscere gli uomini in mezzo ai quali vivono, ed improntare le relazioni con essi ad un dialogo sincero e comprensivo, dimostrando tutte le ricchezze che Dio nella Sua munificenza ha dato ai popoli”. E come si è detto poco sopra, si danno a volte delle circostanze che esigono dai Cristiani che essi ascoltino i credenti che intendono rimanere fedeli ad una lunga tradizione spirituale ed intraprendano la paziente ed umile via del dialogo interreligioso.

Continua a leggere tutto l’articolo di Alfredo su La Libertà del 23 Ottobre

 

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