Scuola tra caos e iniquità statalista

Il suggerimento (inascoltato) del costo standard per allievo

Gli alunni con disabilità che si iscrivono nelle scuole paritarie agli occhi dello Stato valgono meno di quelli che si iscrivono nelle scuole statali. Non sono disabili importanti, sono disabili di serie B.
Un recente comunicato stampa delle associazioni di categoria delle scuole paritarie rileva che lo Stato impegna annualmente 5 miliardi di euro per i docenti di sostegno degli alunni delle scuole statali, con uno stanziamento medio pro capite di 20.016 euro, mentre il contributo annuale erogato alle scuole paritarie ammonta a 23,3 milioni di euro con uno stanziamento medio pro capite di 1.716 euro.
La disparità di trattamento balza subito agli occhi. Sarebbe più corretto definire le scuole paritarie italiane “scuole disparitarie”.

L’assistenza di un alunno disabile, nella scuola paritaria, grava completamente sul bilancio della scuola. E la scuola paritaria è obbligata ad accogliere gli alunni disabili.
Considerando che un insegnante di sostegno a 18 ore settimanali costa all’ente gestore circa 27.000 euro, ditemi cosa se ne fa una scuola paritaria dei 1.716 euro che le arrivano dallo Stato. Il diritto di scelta dell’istituzione scolastica è sancito dalla Costituzione nell’ambito della responsabilità educativa dei genitori. Ma anche la legge storica sulla disabilità, la 104/92, stabilisce che le persone disabili sono libere di scegliere quello, tra i servizi loro destinati, più conforme alle loro esigenze. E la scuola è, naturalmente, tra questi servizi.

Continua a leggere tutto l’articolo di Giuliano Romoli su La Libertà del 23 Ottobre

 

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