Brum, brum, egomobilisti al volante!

Con la riapertura delle attività lavorative, anche il traffico riprende a tutti gli effetti il suo corso. Ecco che le strade, specie nelle ore di punta, si affollano di automezzi grandi e piccoli, ammassati e scoppiettanti agli incroci, in frenetica attesa di lanciarsi verso le loro destinzioni, più o meno gradite. Scooter intrepidi si insinuano tra i veicoli di grossa cilindrata, che restano sbuffanti e invidiosi, poiché in quella circostanza le loro maggiori dimensioni rappresentano un limite e non un vantaggio per sfrecciare verso il prossimo crocevia. E che dire delle amabili e graziose rotonde, all’apparenza più democratiche dei colleghi semafori, autoritari con il loro rosso-stop e verde-vai, definiti e definitivi, che non concedono all’automobilista la benchè minima libertà di scegliere se passare o fermarsi?
Alla pittoresca corte delle rotonde si presenta un pubblico eterogeneo: guidatori temerari, i quali ritengono di avere sempre la precedenza a priori; conducenti guardinghi e quasi intimoriti, che rimangono in attesa pressochè perenne, talvolta con sguardo supplichevole, finchè un roboante clacson li risveglia dal torpore e li rimette in moto; infine, per la gioia dei catastrofisti, quale spettacolo impietoso, quando un enorme tir si aggroviglia nella rotonda troppo stretta, che ha imboccato a torto, invadendo le circostanti aiuole decorative e gettando un discreto panico nella folla motorizzata, incurante ovviamente dei pedoni e dei ciclisti, ma preoccupata per il possibile formarsi di ingorghi e rallentamenti. E quale sollievo quando, dopo manovre indicibili, finalmente l’ardimentoso autista riesce a liberare il suo colossale mezzo dalle spire della rotonda infernale, tra il sollievo generale e qualche immancabile imprecazione e strombazzata. Forse, però, nel trambusto generale, non vi siete accorti di una specifica categoria di guidatori, decisamente in aumento, che compare a macchia di leopardo nelle strade: è quella dell’EGOMOBILISTA. 

Leggi tutto l’articolo di Mariacristina Nasi su La Libertà del 23 ottobre

 

 

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