Makan Sidibe, montanaro d’Africa

La storia di un giovane maliano che vive a Vigolo e lavora in un vivaio

Accarezza con lo sguardo i fiori che lo circondano, mentre si racconta per il canale r-ESISTERE in Appennino, Makan Sidibe, utilizzando un buon italiano dalla cadenza vagamente reggiana. Abbiamo chiesto a questo giovane giardiniere vivaista, che lavora a Felina e vive a Vigolo, di condividere non solo la sua storia, ma anche il “suo” Appennino.
Nato in Costa d’Avorio, a soli 8 mesi di vita raggiunge con il padre gli zii in Mali. Da lì, appena adolescente, alla ricerca di lavoro raggiunge la Libia, lembo estremo d’Africa nel cuore del mar Mediterraneo. Quando nel 2011 è scoppiata la guerra che ha decretato la fine di Gheddafi, il giovane maliano ha capito che non poteva rimanere in un posto così pericoloso. Da qui, il tentativo di approdare in Italia, vista come “l’unica via d’uscita”. “Con il barcone”, precisa, quasi sussurrando.

Dopo aver toccato suolo italiano, il sistema di protezione dei minori non accompagnati lo prese sotto la propria tutela e dopo una serie di sistemazioni lungo la penisola lo inserì in un istituto scolastico di Castelnovo Monti. La trama della vita è fatta di incontri: fondamentale per Makan fu quello con i “ragazzi fantastici” del vivaio in cui la scuola lo mandò in stage. La serra dove imparare un mestiere. Aria di casa e di famiglia. Racconta di un addomesticamento lento tra persone, questo ragazzo con gli occhi da adulto. Finito lo stage “continuavo a venirli a trovare, e alla fine mi hanno preso in affidamento fino ai 18 anni, e adesso sono rimasto a vivere con loro”.

Continua a leggere l’articolo di Chiara Torcianti su La Libertà del 16 ottobre

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