Intervista al Vescovo: “Il mio rapporto con Maria”

I ricordi dell’infanzia collegati alla Beata Vergine, il valore e il significato delle apparizioni mariane

Dalla preghiera silenziosa di affidamento il giorno del suo ingresso in diocesi, ormai sette anni fa, al Giubileo straordinario con il dono dell’indulgenza plenaria voluto quest’anno per solennizzare il quarto centenario della Basilica di corso Garibaldi. La Madonna della Ghiara accompagna il ministero episcopale di monsignor Massimo Camisasca fin dal suo inizio. Al centro di questo itinerario di fede, nel 2017, la consacrazione della Chiesa reggiano-guastallese al Cuore Immacolato di Maria. Ritenendo importante approfondire la spiritualità mariana del Vescovo, ho raccolto un’ampia intervista, che La Libertà pubblica in due parti.

Don Massimo, com’è avvenuto nell’infanzia il suo incontro con Maria?
La strada principale sono state le processioni a Leggiuno, sul Lago Maggiore, un paesino di mille abitanti. Ricordo le processioni mariane la sera d’estate, al tramonto. Iniziavano nelle ultime luci del giorno, terminavano nella notte illuminata dalle candele. Allora non c’era la luce elettrica nelle strade; le vie addobbate di fiori e di fronde erano rese luminose dai ceri accesi.
Per preparare gli addobbi, nel pomeriggio andavamo a tagliare le fronde degli alberi. Ricordo i canti mariani. Tutte queste processioni diventarono numerosissime nel 1954, “Anno santo mariano” indetto da Pio XII. Questo è stato il mio primo incontro con Maria: la luce, i canti, il cammino, il clima di festa, di gioia. Il paese che si radunava come se fosse stato un’unica famiglia. Non erano molti i non credenti; molti invece erano non praticanti, eppure partecipavano a queste processioni come a un evento di famiglia.

Continua a leggere la prima parte dell’intervista a monsignor Camisasca su La Libertà del 9 ottobre

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