L’educazione? Passione creativa

Scuola, figli e tecnologie nel dialogo fra Crepet e Camisasca

Fra i regali che la comunità di Pieve di Guastalla ha voluto farsi per festeggiare il 150° anniversario di fondazione del suo Asilo, oggi Polo per l’Infanzia del Bambino Gesù, c’è la serata di mercoledì 11 settembre, con la conversazione “animatamente concorde” tra lo psichiatra sociologo Paolo Crepet e il vescovo scrittore Massimo Camisasca. Pubblico delle grandi occasioni, con circa cinquecento partecipanti raccolti sotto il tendone, tra i quali il sindaco Camilla Verona, i sacerdoti che servono l’unità pastorale “Beata Vergine della Porta” – con il parroco don Nildo Rossi, il vicario don Giovanni Valentini e i collaboratori monsignor Francesco Marmiroli e don Roberto Gialdini, a cui si aggiunge don Valter Beltrami – e i presidenti della Fism provinciale, Sandra Rompianesi, e regionale, Luca Iemmi.

Apre le danze a nome del Consiglio del Polo per l’Infanzia, con i suoi 200 allievi distribuiti tra nido e materna, il presidente Donato Natuzzi. Poi la discussione si accende e il silenzio riceve le parole degli ospiti, rotto di tanto in tanto dalle risa suscitate da alcuni arguti scambi di battute. Come quando Crepet dice che lo psichiatra e il vescovo sono due mestieri abbastanza simili (perché basati sull’incontro con le persone), con la differenza che a lui non danno lo zucchetto viola, e monsignor Camisasca rileva almeno un’altra differenza nel fatto che per i suoi colloqui non viene pagato…

In effetti i relatori sono due educatori: padre di una ragazza universitaria, Crepet macina parole con un vago accento veneto (benché nativo di Torino e residente a Roma), ma ci tiene a ringraziare Guastalla per un altro asilo, la cosiddetta “Balena” progettata dall’architetto Mario Cucinella in modo da evocare nei piccoli, fin dalla forma delle sue arcate, il ventre del cetaceo protagonista del film Disney “Pinocchio”. Il vescovo a sua volta si definisce figlio di una società cooperativa di maestre elementari – dalla bisnonna alla madre – e parla dell’educazione come del viaggio della sua vita e di un’avventura bellissima da affrontare insieme.

Continua a leggere tutto l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 18 settembre

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