Educare con coerenza, saper comunicare, confidare nel Signore

“Non abbiate paura, io sarò con voi tutti i giorni, io vi darò le parole, io vi darò la forza” (Mt. 28,20)

Sapere che le nostre parole potranno essere guidate, custodite e valorizzate grazie a Dio, ci può essere di forte motivazione e speranza per muoverci meglio nel mondo, e per imparare ad usare la nostra lingua non per offendere ma per comprendere, non per giudicare ma per consolare, non solo per chiacchierare ma anche e soprattutto per comunicare cose belle in un modo dignitoso.
è terminata la scuola, luogo deputato all’educazione e all’istruzione delle nuove generazioni. Quante volte mi sono chiesta se gli educatori fossimo davvero noi insegnanti oppure se i bambini e i ragazzi fossero ancor più capaci e adeguati nell’affrontare le più svariate situazioni del quotidiano!
Non sempre chi educa lo fa con entusiasmo, con gentilezza e con passione. E la differenza tra il dire e il fare emerge inevitabilmente nei comportamenti di chi apprende.
Se io predico bene e razzolo male ne deriva un risultato di incoerenza e confusione e ne consegue la più totale indifferenza e disubbidienza verso qualsiasi regola o consiglio dato.

Sia per i più piccoli che per i più grandi l’importanza del saper comunicare è ciò che fa la differenza ed è ciò che interviene in maniera positiva o negativa nei processi educativi. Se per farti capire dagli altri tu dici che l’altro deve imparare ad ascoltare, devi tu per primo saper ascoltare. Se io ti dico che tu non devi fare confusione, sono io per primo che devo essere ordinato. Se predico le buone maniere e l’uso delle parole gentili, devo io per primo (che ti sto educando) imparare ad essere premuroso e amabile sia con le parole che con i comportamenti.
Purtroppo spesso ci lasciamo andare a linguaggi privi di eleganza e cortesia. E ciò che si comunica non è sempre in sintonia con ciò che si vorrebbe e si dovrebbe trasmettere.
Siamo in tanti a fare questi errori e quando ce ne accorgiamo e ci rendiamo conto delle conseguenze che gli altri devono subire a causa delle nostre indelicatezze, iniziamo ad avere paura.

Continua a leggere l’articolo di Tina Ferrara nella pagina dei Lettori su La Libertà del 17 luglio

 

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