Sull’argine quella Croce di fuoco

Quando don Giovanni annunciò dal pulpito che in quell’anno giubilare sarebbe passata per le strade del paese la Madonna Pellegrina, i presenti si guardarono in faccia increduli, mentre il parroco concludeva l’annuncio con queste parole: “Sarà un avvenimento molto importante per la nostra piccola parrocchia, dovremo darci da fare un po’ tutti, anche se sarete ancora molto impegnati con il lavoro dei campi”. Usciti dalla chiesa iniziò un fitto parlottare intorno a quell’annuncio; era ancora piena estate, ma bisognava già pensare a cosa e come fare, si sapeva poi che il parroco non avrebbe fatto mancare le sue indicazioni e i suoi suggerimenti. In noi bambini quell’annuncio destava soltanto curiosità, mentre gli adulti lo definivano storico per la comunità: c’era solo da attendere quel giorno che sembrava ancora lontanissimo. I giovani dal canto loro già progettavano cosa fare, quali iniziative prendere per festeggiare quel solenne evento e nello stesso tempo realizzare qualcosa di ben visibile, per non dire spettacolare.

Eravamo nel primo dopoguerra, i mezzi economici erano scarsissimi, alcune famiglie erano ancora lacerate dai tragici eventi bellici che avevano lasciato profonde ferite difficili da rimarginare anche all’interno di una piccola comunità di campagna. Trascorsi alcuni giorni dall’annuncio di don Giovanni alcuni giovani, amici di famiglia, cominciarono a frequentare molto più spesso la nostra casa, sempre sul far della sera; si appartavano con i nostri fratelli maggiori e parlottavano sottovoce per non farsi sentire. “Di cosa mai dovevano parlare da tenere così nascosto il contenuto dei loro discorsi? Doveva essere per forza qualcosa di molto importante”, pensavamo noi bambini.

Continua a leggere l’articolo di Giuliano Lusetti su La Libertà del 10 luglio

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