In Germania un altolà al populismo

I vescovi tedeschi hanno elaborato una guida per le comunità cattoliche

Per aiutare le parrocchie e le comunità cattoliche in Germania a “resistere al populismo” è a loro disposizione da fine giugno uno “strumento di lavoro” preparato da un gruppo di esperti incaricato dalla Conferenza episcopale tedesca (Dbk). Questo libretto di 70 pagine vuole rispondere alla necessità di rafforzare le comunità che vivono in un “clima che alimenta l’ostilità, condiziona gli incontri interpersonali e avvelena la convivenza sociale”, ha detto il vescovo di Amburgo Stefan Hesse (presidente Commissione per le migrazioni, Dbk), alla presentazione del documento, avvenuta a Berlino il 25 giugno. Il testo intende però anche offrire risposte “al bisogno di chiarezza che si respira nella Chiesa”, ha continuato il vescovo Franz-Josef Bode, di Osnabrück, che presiede la Commissione pastorale, “perché c’è chi alimenta le paure anche all’interno della Chiesa” o “strumentalizza il timore di perdere l’identità cristiana” e “fa campagne contro i musulmani o chi la pensa diversamente, o contro le famiglie di oggi e i cambiamenti di ruolo nella società o contro gli omosessuali e le persone con diverse identità sessuali”.

È di fatto messa in discussione dal pensiero populista di destra “la validità dei diritti umani”, considerati come “inaccettabile limitazione della sovranità popolare”, ha evidenziato il vescovo Stefan Ackermann (presidente della commissione Giustizia e pace, presente anche lui a Berlino). Rafforzare i diritti umani e quindi “rendere visibile la reale pluralità della comunità significa vivere la democrazia”, sempre monsignor Ackermann.

“Il populismo, con cui siamo confrontati, mostra ogni giorno il suo volto minaccioso, quando in nome di una tradizione viva della cultura tedesca o di una difesa delle tradizioni regionali si concentra sull’esclusività e quindi sull’esclusione di tutti coloro che non sono parte di noi da sempre”, scrivono i tre vescovi nella lunga introduzione al testo. Se è vero che “non ci sono società senza conflitti” e fa parte “della natura delle società libere articolare apertamente la propria disapprovazione” a preoccupare oggi è “la durezza violenta, a volte l’odio costante, e le ferite che il populismo infligge a chi è debole ed emarginato”. Questa tendenza si registra anche nei partiti che tradizionalmente si collocano al centro dello spettro politico, così come nella Chiesa, in Germania ma anche in Europa e in tutto il mondo.

Leggi tutto l’articolo di Sarah Numico su La Libertà del 10 luglio

 

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