I nonni, punti di riferimento rassicuranti

Dalla pagina dei Lettori de La Libertà del 3 luglio

Gentile direttore,
in un concorso “Io e i nonni” migliaia di ragazzi, dalle elementari al liceo, da tutta Italia, hanno raccontato i loro nonni.
Un singolare spaccato del Paese ne emerge: un’Italia di affetti forti, in cui magari, come spesso succede, i genitori sono divisi, ma la casa dei nonni resta un approdo fermo e sicuro. Una porta sempre aperta, una tavola apparecchiata con cura, cose buone da mangiare.
Soprattutto qualcuno che ha tempo e voglia di starti ad ascoltare.


Un’Italia in cui già le etnie più diverse si intrecciano e magari, come racconta una bambina, una nonna è polacca e un nonno indiano: eppure quando arrivano i figli dei propri figli lo schema tradizionale sembra ricomporsi, non poi tanto diverso da quello delle nostre città e campagne. La domenica si va dai nonni. Tutte le nonne, pare, sono bravissime a cucinare. Tutti i nonni, sembra, sanno riparare i giocattoli rotti.

Un momento di pace, di dolce rallentamento del tempo, alla fine della settimana.
Un regalo, una mancia, un cinema e poi quelle meravigliose crostate, danno l’idea di una generosità gratuita, abbondante, di mura solide fra le quali riparare. Nonni e bisnonni, perché i più piccoli li hanno ancora. Un rapporto comunque forte e fecondo.
Si meravigliano gli adolescenti del 2019, che i nonni siano rimasti assieme per tutta la vita. Eppure questo li colpisce, come si sentissero dire: volersi bene per sempre è possibile. I nonni, poi, sono i primi volti che vengono a mancare nella vita di un bambino.
Il primo schiaffo della morte, la porta che era sempre aperta ora serrata. Ma, anche, la prima occasione di pensare a cosa ci attende e a cosa resta delle persone care.

Paolo Pagliani

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