Il volo di un aereo si studia in classe, a bordo e… in gita!

Due classi prime del Liceo Moro scoprono alcuni segreti dei veri aerei

Toti al disgrasi iin bouni da quel diceva la saggia nonna Marietta. Per chi avesse bisogno di un ripassus dialettorum, significa Tutte le disgrazie hanno qualche buona conseguenza. E aveva ragione! Ma che c’entra questo con i voli degli aerei? La risposta arriva fra poco. Mia figlia Marta si recò negli Stati Uniti quattro anni fa, a frequentare per un semestre l’università di Charleston. Imparai allora a conoscere il software Flightaware che consente di seguire in diretta un volo aereo; è bello vedere sullo schermo del pc la traiettoria via via che l’aereo procede, ma è ancora più interessante osservare il diario di bordo, dove vengono registrati molti dati, quali latitudine, longitudine, velocità, altitudine, eccetera. Alcuni di questi dati sono noti alla maggioranza delle persone, altri tanto tecnici da risultare decisamente oscuri ai più. Marta rientrò in Italia l’8 gennaio e il volo da Parigi a Linate copriva proprio la quarta ora di lezione. Per l’occasione, ho creato il progetto Marta, dove sei?

Con gli alunni abbiamo seguito e commentato il volo, servendoci del software Flightaware, cercando di scoprire insieme dettagli fino a quel momento sconosciuti alla maggior parte di loro. Si sono appassionati, e mi hanno incoraggiato a ripetere l’esperienza. Nel frattempo, Marta ha concluso il corso triennale di ingegneria informatica a Bolzano ed ha frequentato il master a Manchester, dove attualmente vive e lavora.
L’occasione si è presentata lo scorso settembre: Marta mi ha detto che la festa della sua laurea sarebbe stata fra il 10 ed il 14 dicembre. È ovvio che la mamma deve esserci! E qui arriva la disgrasia: la mamma, al contrario di Marta, è una gran imbranata, e per lei cambiare aereo a Parigi o a Berlino sarebbe la fine… Quindi, era necessario un volo senza scalo; Marta mi propone quello di ritorno: partenza ore 6.30 (ore 7.30 italiane) e arrivo a Bologna alle 9.50. Una levataccia? Sì, ma c’era qualcosa di più importante: il volo copriva esattamente le prime due ore di lezione, con 1a H e 1a C. Fantastico. Ci voleva un progetto, da chiamare, per esempio, La classe a terra, la prof. per aria… tutti a caccia della traiettoria.

Leggi tutto l’articolo di Elisabetta Morini su La Libertà del 19 giugno

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