Liguri in Appennino, tesoro nascosto

C’è un tesoro nascosto in Appennino. Un tesoro che forse non ha un valore economico, ma ha un enorme rilievo storico e culturale: lo si può trovare sulle pietre nei boschi e sui monti, ma anche (e forse di più) nelle pietre che costituiscono mura delle antiche strutture in sasso, abitazioni o anche ponti. Si tratta di iscrizioni antichissime, preromane, legate a un popolo che ha dominato su un territorio molto vasto, che andava dalla Liguria, all’Emilia, alla Toscana e fino all’Umbria, prima dell’espansione di Roma. Un popolo che a lungo si è creduto rozzo e illetterato, ma che recenti studi incentrati su queste iscrizioni hanno invece delineato come una comunità dotata di una cultura profonda, intrisa di misticismo, di grande influenza: il popolo dei Liguri.

Iscrizioni dei Liguri, e in particolare del gruppo dei Friniati (i Liguri che popolavano questa fascia appenninica, e che hanno lasciato testimonianza anche nel nome del Frignano) sono state rinvenute e studiate anche nei comuni di Ventasso e Castelnovo Monti. Ma tante iscrizioni con ogni probabilità sono ancora da scoprire, e con l’attenzione di frequentatori dei borghi e dei boschi sarebbe possibile ricostruire meglio questa fase storica risalente a più di 2.200 anni fa.

Per sollecitare questa attenzione e curiosità, hanno organizzato un incontro Rosi Manari, oggi operatrice turistica a Busana con il B&B Corte della Maddalena ma proveniente da studi in storia antica, e soprattutto Adolfo Zavaroni (foto 1: Zavaroni e Manari), ingegnere e linguista, ma da oltre 15 anni studioso dei Liguri e delle loro testimonianza sul territorio. Il lavoro di Zavaroni è stato diffuso attraverso molteplici pubblicazioni in Italia, ma anche in Inghilterra, Francia e Germania, dove hanno avuto anche maggiore risonanza in quanto i Liguri avevano rapporti e “parentele” con le antiche popolazioni germaniche, galliche e celtiche.

Rosi Manari ha inquadrato storicamente la presenza dei Liguri in Appennino: “Credo sia importante comprendere come, nelle epoche antiche, questo territorio non sia vissuto ai margini della storia, ma era una fondamentale cerniera tra la Toscana, il Mar Ligure, la pianura: la via Emilia fu costruita soprattutto per ragioni militari, e proprio dal 187 al 176 a.C. si sviluppò contemporaneamente alle campagne per sottomettere i Liguri e aprirsi la strada verso la Gallia. A una di queste campagne, infatti, partecipò lo stesso Console Marco Emilio Lepido. Furono molto dure e videro anche la deportazione di 40.000 Liguri Apuani nel Sannio. Anche se spesso fatichiamo a coglierle, le tracce di queste civiltà pre-romane sono ancora nel nostro Appennino, non solo in queste incisioni, ma anche in tradizioni antichissime, come gli Usi Civici, i terreni di utilizzo comune che sembra derivino proprio dai Liguri e sono presenti ancora oggi”.

Leggi tutto l’articolo su La Libertà del 19 giugno

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