Si accende «La Lunga Notte delle Chiese»

Evento culturale in San Francesco, a Reggio, venerdì 7 giugno alle 21

Giunge alla sua quarta edizione “La Lunga Notte delle Chiese”, la grande notte bianca a svolgersi all’interno dei luoghi di culto della città, in cui si fondono insieme cultura, arte, musica, teatro, in una chiave di riflessione e spiritualità. Nata nel 2016 nella Diocesi di Belluno-Feltre per iniziativa dell’associazione di promozione sociale “BellunoLaNotte”, su ispirazione dell’omonimo format austriaco “Lange Nacht der Kirchen”, in questi tre anni ha visto una notevole crescita e partecipazione. Venerdì 7 giugno saranno oltre 80 le Diocesi italiane a partecipare; adesioni anche all’estero in Brasile, Argentina e Romania. Più di 150 chiese apriranno le proprie porte a tantissime iniziative diverse. Tutto gratuito a ingresso libero.

Un grande evento popolare che tra i suoi obiettivi annovera il dare un segno di apertura verso l’esterno da parte delle chiese della comunità e di risvegliare l’interesse verso iniziative culturali e sociali, presentando la Chiesa come parte importante della vita pubblica.
Dunque un’occasione per tutti, religiosi e non, per partecipare ad un evento suggestivo ed eccezionale, di grande coinvolgimento, perché in questa giornata sarà possibile visitare i luoghi sacri delle nostre città in una veste sicuramente originale.

Quest’anno è stato scelto come tema comune a tutte le iniziative quello della LUCE, intesa nelle sue molteplici sfumature, ma rivolgendo una domanda che vuole essere indirizzata anche ai visitatori e a tutti: “Da quale Luce mi lascio illuminare?”. Il percorso di progettazione proposto agli organizzatori ha preso poi spunto in particolare da due approfondimenti sul tema della Luce, ossia:
• Luce come speranza, presenza di Dio: luce della creazione, luce che si fa storia, luce “oggi” in relazione all’uomo contemporaneo;
• Luce nell’architettura dei luoghi di culto: come, nella storia, la luce ha ispirato la loro progettazione e costruzione.

Continua a leggere l’articolo su La Libertà del 29 maggio

 

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