Europa, costruzione incompiuta

Nel primo di due incontri sul processo di integrazione europeo si è discusso dello spirito dei fondatori e dell’immobilità d’oggi

Un titolo benaugurante, “Il sogno di una ComUnione Europea”, come invito a due momenti di riflessione organizzati a Casa Betania di Albinea, nella struttura parrocchiale di via Don Sturzo, in forma di intervista. Nel primo, nel tardo pomeriggio di giovedì 11 aprile, sono ospiti la professoressa Vera Negri Zamagni, docente di Storia economica all’Università di Bologna, e il reggiano monsignor Daniele Gianotti, vescovo di Crema e membro della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, per affrontare l’argomento dal punto di vista più umanistico-culturale e spirituale.

Il dato di partenza è che la realizzazione dell’Unione Europea è un processo strutturalmente non lineare, caratterizzato da un’alternanza di accelerazioni e di fasi di stallo. Oggi però, mentre si avvicinano le elezioni del 26 maggio, la difficoltà a progredire della costruzione europea appare conclamata, in tempi di “Brexit”, banlieu in fiamme, risorgenti nazionalismi e di nuovi muri anti-migranti.

Vera Negri esordisce ricordando come l’Europa non sia mai esistita come fenomeno politico: tante le guerre nei secoli e troppi i morti – ricordando solo i 20 milioni del primo conflitto mondiale e i 55 milioni del secondo – per pensare alla proclamazione tout court di una federazione europea sul modello americano (che venne adottato tra il 1776 e il 1789 in un continente sostanzialmente vuoto, con all’epoca appena 4 milioni di abitanti). Così gli europei dovettero concepire un piano di integrazione a tappe, che dalla CECA ha portato all’unione doganale, quindi alla libera circolazione, alla Banca d’Investimento Europea, alla politica agricola comune e all’euro – mancando peraltro un’unione fiscale corrispondente – ma è tuttora incompiuto.

Monsignor Daniele Gianotti si riallaccia all’unità culturale dell’Europa, formatasi nell’epoca in cui, dal XII al XIV secolo, ebbero origine le università, grazie anche al latino come lingua comune, per sostenere la necessità di recuperarne la dimensione di civiltà, di arte e di pensiero.
Insieme si cerca di riandare allo spirito profetico dei padri dell’Europa unita, Robert Schuman, Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi: erano uomini liberi, che alla base del processo unitario ponevano la visione dell’uomo. Benché credenti e praticanti, continua Gianotti, essi non sentirono il bisogno di esplicitare le radici giudaico-cristiane dell’Europa, probabilmente perché a loro giudizio si trattava di un portato naturale.

Leggi l’articolo completo di Edoardo Tincani su La Libertà dell’1 maggio

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