SCIE CHIMICHE, tracce di scienza nella vita quotidiana

VEGETALE

Se qualcuno vi ha mai detto che siete un vegetale, bè… sicuramente non vi stava facendo un complimento! Per come siamo abituate a pensarle, le piante sono esseri viventi non proprio affascinanti: va bene che ci forniscono l’ossigeno, ma oltre a quello e all’ombra che ogni tanto ci regalano non c’è molto altro da menzionare. Ci sono gli ortaggi, certo, i frutti, i fiori da fotografare e da postare sui social, ma non possiamo certo essere onorati di venire paragonati a qualcosa che noi associamo più che altro a funzioni ornamentali. Se ci venissero sottoposte alcune fotografie con un bambino in un giardino, un insetto su un fiore o un leone nella savana, alla domanda “che cosa vedi?” la maggior parte tra noi risponderebbe “un bambino, un insetto e un leone”. Per noi le piante non sono degne di nota e, anche per ragioni evolutive, siamo abituati ad ignorarle.

Eppure, se riuscissimo ad andare oltre questa primordiale sensazione di “noia” che ci suscitano, potremmo scoprire un mondo incredibile che è sotto i nostri occhi da quando esistiamo e che ci precede di milioni di anni. Il regno vegetale, nell’insieme dei viventi, possiamo considerarlo come l’altra faccia della medaglia rispetto al regno animale. Mentre noi animali siamo organismi eterotrofi (ricaviamo cibo dall’esterno), i vegetali sono organismi autotrofi (producono le sostanze di cui hanno bisogno); noi produciamo anidride carbonica, loro la consumano; loro producono ossigeno, noi lo consumiamo. Ma soprattutto noi animali, come dice il nostro nome stesso, siamo animati, possiamo muoverci. In realtà anche le piante si muovono, crescono in altezza, cercano la luce, schiudono i fiori… più correttamente possiamo dire che non si spostano dal punto in cui nascono. Questo le pone in una condizione che noi esseri umani tolleriamo difficilmente: quando c’è un problema, le piante non possono fuggire e lo devono affrontare, se vogliono sopravvivere.

Leggi tutto l’articolo nella rubrica Scie Chimiche di Iaia Oleari su La Libertà del 10 aprile

 

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