Vent’anni di euro, dati per gli scettici

“La verità sola fu figliola del tempo”, scrisse Leonardo Da Vinci. Un aforisma che si adatta bene al caso in questione. Di recente ho appreso alcune interessanti notizie di politica economica, che credo meritino di essere divulgate, anche se poco confortevoli. Il CEP di Friburgo, in Svizzera, un noto centro per la politica europea, ha stilato un rapporto nel quale esamina l’impatto della moneta unica, l’euro, sull’economia dei vari Paesi europei. Ha analizzato il periodo di tempo compreso tra l’entrata in vigore dell’euro, il 1999, e il 2017. Val la pena citare i risultati di questa ricerca.
Secondo la loro analisi, l’unica nazione che ha ricavato sostanziosi profitti dall’introduzione dell’euro è stata, guarda caso, la Germania. La mossa strategica della moneta unica ha consentito ai tedeschi di riprendersi dalla crisi economica che li aveva colpiti negli anni successivi alla caduta del muro di Berlino, il 1989 e seguenti, durante i quali hanno dovuto fornire pane e lavoro a milioni di cittadini indigenti dell’ex-Germania dell’Est.
Al contrario, ancora secondo l’ente sopracitato, a perdere ingenti somme di denaro a causa dell’euro sono state le altre nazioni europee, l’Italia e la Francia in particolare. La classifica stilata dal CEP è la seguente: l’Italia è stata la nazione maggiormente danneggiata, avendo subìto una perdita di 4.325 miliardi di euro, una cifra astronomica, da capogiro, pari a circa la metà della ricchezza nazionale del nostro Paese (stimata in 8.000-9.000 miliardi di euro). In termini ancor più concreti, realistici, ogni italiano ha subìto un danno di 73.000 euro. Quelle testè citate sono cifre da vertigini, tali da mettere in ginocchio una nazione.

Continua a leggere l’articolo di Enrico Rota nella pagina dei Lettori su La Libertà del 10 aprile

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