Un viaggio nella rete

In Europa un lavoratore su cinque soffre di stress da iperconnessione. In Italia gli italiani over 35 anni, durante le giornate lavorative, rimangono connessi a internet oltre 7 ore al giorno. E non va meglio nel week end con una media di appena un’ora in meno.
Secondo le statistiche, nel corso della giornata si controlla il telefono dalle 150 alle 200 volte, spesso senza motivo: nessuno ha chiamato, scritto una mail, mandato un messaggio.
Una tentazione irresistibile, che genera ansia e dipendenza quando non si trasforma in vera e propria ossessione: non si riesce a fare meno dello smartphone, del tablet, del computer portatile nella fantastica convinzione, o delirio di onnipotenza, che tutto possa essere tenuto sotto controllo.

Una connessione perpetua che rapisce l’attenzione e attira in una dimensione virtuale, dove la comunicazione è spesso unidirezionale e non lascia spazio al confronto.
Un atteggiamento che modifica le nostre abitudini e talvolta genera pretese nei confronti degli altri: perché non rispondono?
Il messaggio è stato letto già da 5 minuti…!
Quante volte poi è capitato di vedere giovani coppie o gruppi di amici concentrati sul proprio cellulare intenti a chattare anziché dialogare con chi gli sta realmente di fronte?
I rapporti personali passano in secondo piano, la capacità di socializzare diminuisce: mandi una mail, dicono.
Perché? Stiamo già parlando…

Leggi tutto l’articolo di Valeria Braglia nella rubrica Mirabilia su La Libertà del 3 aprile

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