Scie Chimiche, tracce di scienza nella vita quotidiana

CENERE

Anche quest’anno la Quaresima è iniziata con la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri, residuo degli ulivi benedetti l’anno scorso durante la Domenica delle Palme.
Iniziamo questo periodo con questo gesto per ricordarci della caducità della natura umana e della nostra esistenza e perché, da sempre, cospargersi il capo di cenere è emblema del penitente e dell’abbassarsi, dell’umiliarsi.
Non bastasse il simbolo ad invocare un ridimensionamento, almeno fino al tempo del Concilio Vaticano II (eppure giurerei di averla sentita anche io!), la frase che accompagnava l’imposizione delle Ceneri era “Ricordati che polvere sei e polvere ritornerai!”. Per esprimere meglio anche l’aspetto della preghiera e di ritorno alla Presenza del Signore si è poi optato per una più pro-positiva “Convertiti e credi al Vangelo”.

Eppure, la chimica degli usi dei nostri nonni ci fornisce qualche spunto di riflessione in più rispetto alla cenere.
Per migliaia di anni, fino alla diffusione delle lavatrici e dei moderni detersivi, la cenere ottenuta dalla legna è stata la base per la liscivia (o lisciva): un trattamento a caldo delle ceneri con acqua bollente e successiva filtrazione porta ad ottenere una soluzione con ottime proprietà detergenti. Aggiungendo poi olio d’oliva o grasso animale alla lisciva si ottiene il sapone, attraverso una vera e propria reazione chimica. Usata molto in passato come sbiancante, sgrassante, disinfettante o prodotto per le pulizie domestiche, la lisciva era anche usata per l’igiene personale in forma estremamente diluita.

Leggi tutto l’articolo della rubrica Scie Chimiche a cura di Iaia Oleari su La Libertà del 20 marzo

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