Ritorno a Dio

La Quaresima come cammino verso la libertà

Pubblichiamo l’omelia del Vescovo nella Messa del mercoledì delle Ceneri, presieduta in Cattedrale il 6 marzo. .

Cari fratelli e sorelle,
inizia oggi il santo tempo della Quaresima, i quaranta giorni di preparazione alla Pasqua. Vorrei indicare con brevi parole, essenziali, ciò in cui consiste il dono e il cammino di questo lungo e importante tempo liturgico. Come ci indica il profeta Gioele, riportando le parole del Signore (ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti, Gl 2,12), come ci ricorda san Paolo (vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio, 2Cor 5,20), la Quaresima è essenzialmente tempo di ritorno a Dio. Ma come è possibile concretamente ritornare a Dio? Lasciando che lui torni ad abitare nella nostra vita.

È assolutamente paradossale, eppure è così: Dio che ha creato il mondo e la vita di ogni uomo, desidera che ogni persona e ogni cosa possa vivere in una relazione di amicizia e di comunione con lui, come una grande famiglia che riconosce il proprio padre. Oggi invece Dio è diventato per moltissimi un ospite sconosciuto o addirittura indesiderato. Come dice il Prologo del Vangelo di Giovanni: Venne fra i suoi, ma i suoi non lo hanno accolto (Gv 1,11). Il senso e il programma di ciò che chiamiamo conversione si colloca tutto in questo passaggio: tornare ad ospitare Dio nelle nostre vite.

Di Dio non si parla ormai più nei luoghi pubblici. Tutt’al più a lui è concesso di essere una presenza privata. La religione, teorizzano molti, non deve aver posto nella società civile, perché essa è considerata fonte di divisioni e di lotte. Ma è proprio così? Siamo anche noi schiavi dei mass media, per arrenderci a questa menzogna? La fede nel Figlio di Dio fatto uomo, morto sulla croce e risorto per noi è all’opposto fondamento dell’uguale dignità di tutti gli uomini, della loro possibile fraternità.
Ma soprattutto essa è linfa vitale di comunione e di pace attraverso i sacramenti, soprattutto il battesimo, l’eucaristia e la penitenza; attraverso la Chiesa, che il Concilio Vaticano II ha chiamato “segno e strumento dell’unità di tutto il genere umano” (LG 1).

Continua a leggere il testo integrale dell’omelia di monsignor Camisasca su La Libertà del 13 marzo

 



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