Attratti dalle serie in Web Tv

Fenomeno in crescita dall’adolescenza, grande potere seduttivo

L’ultima, pubblicata su Netflix poco più di un mese fa, si chiama “Sex Education”, una serie online che non lascia quasi nulla all’immaginazione in un ambito delicatissimo come quello dell’educazione all’affettività. Il protagonista, Otis, è un comune adolescente britannico che diventa “terapista sessuale” degli studenti dell’istituto “Moordale”. Al di là delle riserve che produzioni come quest’ultima suscitano, per il disorientamento o la banalizzazione del corpo che provocano, non si può ignorare un fenomeno – quello appunto delle “serie” – che investe sempre più da vicino gli adolescenti, complice il lungo tempo trascorso sui telefonini che alla Rete sono sempre collegati.

Sono interessanti in proposito gli esiti di un recente sondaggio commissionato dal gruppo di ricerca Famiglia e Media della Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce e condotto su un campione di circa di 3.600 ragazzi e ragazze dai 18 ai 29 anni in Germania, Argentina, Colombia, Francia, Spagna, Stati Uniti, Italia, Messico, Spagna e Regno Unito.
Emerge che i giovani occidentali appassionati di queste serie televisive, seguite per lo più su piattaforme a pagamento come Netflix e in streaming tramite internet, sono il 70%.

L’industria delle serie lavora a pieno regime. Nel 2017, ad esempio, ha suscitato scalpore l’uscita di “Tredici”, un “teen drama” originale Netflix generalmente apprezzato da critica e pubblico nella prima stagione, molto meno nella seconda.
La protagonista, Hannah Baker (Katherine Langford), si è suicidata tagliandosi le vene. Prima di farlo, però, ha inciso sette nastri registrati nei quali spiega le 13 ragioni che l’hanno portata a togliersi la vita; si viene così a conoscenza delle insicurezze della ragazza, diventate insostenibili a causa del bullismo subìto; il tema del suicidio è accompagnato da altre delicate tematiche come la violenza psicologica, sessuale e domestica, l’omosessualità. Piuttosto che scatenare una caccia al colpevole, la serie si propone di fare riflettere sul fatto che l’accumularsi di piccole cattiverie può costituire un macigno insostenibile per una persona sola.

Leggi il testo integrale dell’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 20 febbraio

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