La luce della vita consacrata

L’omelia del Vescovo nella festa della Presentazione del Signore

Pubblichiamo il testo dell’omelia che il Vescovo ha tenuto in Cattedrale sabato 2 febbraio nella festa della Presentazone del Signore, in occasione della Giornata della vita consacrata.

Cari fratelli e sorelle,
oggi è la festa della luce. La tradizione più recente chiamava questa ricorrenza “il giorno delle candele”. Anche noi siamo venuti all’altare portando una candela accesa. Che cosa rappresenta questa luce?
Siamo rimandati così al testo del Vangelo di Luca che abbiamo ascoltato (Lc 2,22-40) e in particolare alle parole di Simeone. Egli era un uomo anziano, giusto e pio, che attendeva la consolazione di Israele (cf. Lc 2,25), aspettava cioè Gesù da tutta la vita. Sapeva infatti che non sarebbe morto prima di averlo incontrato. Quando Maria e Giuseppe portano il loro bambino al tempio per il rito della purificazione, Simeone prende Gesù in braccio, e si esprime così: Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua Parola (Lc 2,29). In queste espressioni e nella figura dell’anziano vegliardo si concentra tutta l’attesa di Israele. Il popolo eletto era ormai distratto e lontano dalla Legge: nel corso della sua storia era ricaduto più volte nell’idolatria ed era venuto a patti con gli invasori stranieri. La coscienza viva delle promesse fatte da Dio ad Abramo si manteneva solamente in un resto santo (cf. Zac 8,10-12). A questo “resto” appartiene il giusto Simeone.

Dopo aver visto Gesù, egli sa che la sua vita si può concludere nella pace. Essa si è realizzata, dal momento che i suoi occhi hanno riconosciuto in lui la salvezza di Dio (cf. Lc 2,30). La salvezza è quindi descritta come luce attraverso cui Dio si rivela a tutti i popoli e gloria di Israele (Lc 2,31). Gesù di Nazareth è il Figlio di Dio che ha preso carne nascendo da una donna della stirpe di Davide. Dunque lui è il fiore più bello della storia di Israele, la gloria di tutto il popolo, la manifestazione del posto che il popolo santo ha nella storia del mondo e nella storia dell’alleanza di Dio con l’umanità. Nello stesso tempo Gesù si manifesta come luce per tutti i popoli. La storia di Israele, di quell’Israele che aveva così faticato ad accogliere la propria vocazione universale, viene quindi finalmente spalancata in modo definitivo, in un orizzonte universale.

Leggi il testo integrale dell’omelia di monsignor Camisasca su La Libertà del 6 febbraio

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