Etica del fine vita

Sabato 10 novembre presso l’Ordine dei Medici di Reggio Emilia si è tenuto il convegno scientifico “Etica del fine vita” organizzato dall’associazione Medici cattolici. In apertura del convegno è stato conferito come ogni anno il Premio Carapezzi in memoria del dottor Carlo Carapezzi, ex primario del reparto di Medicina Interna presso l’Ospedale Ramazzini di Carpi, figura luminosa, che ha incarnato i valori di competenza scientifica, professionale, grande rispetto e umanità per il paziente e i suoi familiari così come per i suoi collaboratori e colleghi che lo ricordano con affetto e stima.
Quest’anno tale riconoscimento è stato assegnato al professor Antonio Manenti, professore dell’università di Modena presso la Chirurgia del Policlinico.

Il convegno è proseguito con la relazione del dottor Giuseppe Chesi, allievo del dottor Carapezzi, direttore del reparto di Medicina Interna di Scandiano, dal titolo “Aspetti clinici del paziente alla fine della vita”. Il dottor Chesi ha inizialmente ricordato come la morte è il termine fisiologico della vita di ogni uomo, ma come la nostra cultura sia volta ed eliminare questa consapevolezza.
Il fine vita è una situazione caratterizzata da un progressivo deterioramento delle funzioni vitali dell’organismo, nella quale non vi sono cure che possano invertire tale tendenza e condurre a una guarigione. Dal punto di vista medico le cause di questa condizione possono essere un tumore metastatico, una malattia cronica progressiva di tipo cardiaco, pneumologico, neurologico. Il fine vita non è una condizione di disabilità, di handicap, di riduzione delle capacità sia fisiche che mentali, che invece vengono tutelate dalla nostra Costituzione (articolo 3) che ne indica la salvaguardia .

Continua a leggere tutto l’articolo di Elena Rivolti, presidente Medici cattolici – Reggio Emilia, su La Libertà del 28 novembre

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