Ascoltiamo il grido della Terra

Chiese cristiane riunite: «Non c’è più tempo, dobbiamo agire ora»

Perdono per tutte le volte che “abbiamo abusato della terra, riducendola ad ampie zone di discarica e deserto”. Perdono per “aver riempito l’aria di scarichi inquinanti”, per “aver trasformato il fuoco in un’arma distruttrice”. La parola “perdono” viene intercalata con il canto del Kyrie eleison intonato da un coro della Chiesa ortodossa russa. Le Chiese cristiane d’Italia si sono date appuntamento a Milano per un convegno sulla custodia del creato. Esperti ortodossi, protestanti, cattolici – ma anche ebrei – si stanno confrontando sulle grandi sfide dell’ambiente e sulla responsabilità dei credenti. Ma come primo atto del loro impegno scelgono una preghiera ecumenica in cui riecheggia la parola “perdono”. Le immagini della Terra dei Fuochi, le immense distese di plastica negli oceani, le ultime devastazioni nel Veneto, il dramma dei rifiuti tossici: le Chiese chiedono di non rimanere “più impassibili davanti alla crisi ecologica”. “Dio ascolta le grida di tutto il creato, il grido delle acque, dell’aria, della terra e di tutte le cose viventi; le grida di tutti gli sfruttati, emarginati, abusati e oppressi, di tutti quelli che sono spogliati e ridotti al silenzio la cui umanità è ignorata”.

“Non siamo qui come gente malata di nostalgia”, ha detto l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, “come gente sospesa a un’aspettativa, come se dovessimo aspettare che chissà da dove possa sorgere una nuova stagione per l’umanità. Siamo piuttosto riuniti qui, per pregare perché vogliamo praticare la nostra responsabilità e, perciò, rispondere al Signore e portare a compimento la missione di costruire un mondo nuovo”.
Peter Pavlovič, della Chiesa luterana di Slovacchia, è segretario dell’Ecen, una rete europea di Chiese cristiane che promuovono la cooperazione nella cura per il creato. “Non è giusto che siano i poveri e i giovani, proprio coloro che non sono responsabili, a soffrire di più per le cause del nostro agire, per gli effetti di un clima estremo”. “Abbiamo abusato della natura, abbiamo saccheggiato le risorse del pianeta, abbiamo sfruttato fino all’estremo le possibilità di produzione, ma abbiamo lasciato che siano le future generazioni a pagarne le conseguenze”.

Leggi tutto l’articolo di Maria Chiara Biagioni su La Libertà del 28 novembre

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