Giovani, costruttori di un nuovo umanesimo

In Cattedrale il Vescovo ha accolto la Professione di Fede di 29 giovani

La sera di sabato 24 novembre, se avessi guardato Reggio dall’alto, avresti visto un luccicare di luci, tra le viuzze del centro e le sue arterie più grandi. E se avessi guardato meglio, avvicinandoti di più seguendo le luci della via Emilia, avresti seguito il brulicare della gente tra piazze e vicoli, pieni di bancarelle. E avvicinandoti avresti sentito rumori di musica, voci, e poi odori e sapori. E se avessi guardato meglio avresti visto che non tutti girovagavano festanti, rallentando tra un banco e l’altro, tra una chiacchiera e un saluto, ma avresti visto qualcuno camminare sicuro, con un obiettivo: tra la folla in festa per san Prospero, infatti, c’era anche il brulicare del tifo biancorosso, che andava verso il Pala Bigi, cercando disperatamente una vittoria. Luci e ombre del sabato sera di sagra a Reggio Emilia.

Tra queste luci e bancarelle, un gruppo di giovani, in prima serata, si raduna nel vicolo in penombra di via Vittorio Veneto. Avevamo appuntamento per salire dal vescovo Massimo: erano tutti in anticipo di mezz’ora, segno di evidente agitazione. Li ho raccolti, nella loro emozione, e siamo saliti in casa.
Il Vescovo ha conversato con loro, chiedendo i motivi del loro essere lì quella sera, per la professione di fede, ascoltando qualche racconto del loro quotidiano, per conoscerli meglio e per condividere anche le sue riflessioni e aspettative. La sala dove eravamo aveva i finestroni solenni che davano su piazza Prampolini: affascinante dall’alto, e tutto sommato calda con le sue luci e bancarelle. Ma era molto diverso il calore accogliente che si respirava tra quei 29 giovani che, dalle loro vite normali e ordinarie, camminando con gli amici, educatori e sacerdoti delle loro comunità, hanno deciso di mettere un segno nella loro consapevolezza cristiana.

Leggi tutto l’articolo di Carlo Pagliari su La Libertà del 28 novembre

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